Cari amici,
a volte le giornate non lavorative o, per meglio dire, “poco lavorative” sono l'occasione per riflettere e pensare, cosa che spesso, travolti da mille impegni e soverchiati dalle scadenze, non riusciamo a fare.
Questi giorni mi hanno riportato alla mente la grinta e l’entusiasmo che avevamo tirato fuori nel dicembre scorso nel dire, tutti insieme, BASTA ad una lunga serie di ingiustizie fiscali che, ormai da decenni, tormentano i contribuenti, ed in particolare noi professionisti.
Era stata una vera emozione sentire e vedere tanti colleghi riscoprire la voglia di riaffermare la nostra professione. Un moto di orgoglio ci aveva acceso, spronandoci sulla strada giusta: quella di riacquistare la nostra dignità.
In quei giorni, e per alcune settimane, avevo dimenticato i sacrifici, le sofferenze, lo sconforto, il senso di impotenza. Quella voglia, scattata in tutti noi, di risollevarci dal tunnel nel quale eravamo sprofondati, era pura energia vitale.
Dopo quella manifestazione, che per la prima volta ci ha visto in piazza tutti uniti, fu proclamato lo sciopero. SCIOPERO. Una novità assoluta per la nostra categoria, mai avevamo fatto una cosa del genere.
SCIOPERO. Una parola che ancora oggi mi emoziona.
Com’è andata a finire lo sappiamo tutti. Lo sciopero, che pure avrebbe visto come parte ‘disagiata’ solo noi ed i nostri assistiti (il che già lo rendeva oltremodo anomalo), fu revocato, sulla scorta di rassicurazioni e promesse che, a tutt’oggi, non comprendo. Chissà, forse è solo un problema mio.
Sta di fatto che, passato quel periodo e dimenticate quelle promesse, non solo abbiamo dovuto attendere più di 100 giorni per ottenere una circolare sui nuovi semplificati - per poi non avere alcun tipo di chiarimento che già non fosse noto - ma oltre tutto il padre di tutti i problemi, ovvero la questione delle rimanenze, così era e così è restato.
Ma è possibile lavorare in questo modo? Ma non è mica finita qui! Dopo questo ci hanno deliziato con la ‘manovrina’. Manovrina furbina oserei dire, visto che dietro al paravento del ‘non abbiamo aumentato le tasse’, si nasconde ben altro. In cosa si tradurrà la contrazione dei tempi di registrazione dell’iva acquisti per poter detrarre l’imposta, se non in nuovo gettito? E tanto per non farci mancare nulla, ecco la mazzata ‘ad hoc’ per la nostra categoria, ecco l’amara ciliegina sulla torta: split payment anche per i professionisti nei rapporti con la PA. Così tra ritenuta ed IVA non incassata il pacchetto regalo è servito (evidentemente ha dimenticato, il legislatore che proprio in quanto assoggettati a ritenuta i professionisti erano stati tenuti fuori dal meccanismo dello split).
Quindi? Siamo soddisfatti? Siamo DAVVERO soddisfatti? Perché se lo siamo mi piacerebbe tanto sapere DI COSA. Per quale ragione abbiamo abbandonato tutta la nostra sacrosanta voglia di farci valere? Dove è finita quella voglia di dire BASTA che giorno dopo giorno, norme alla mano, non solo dovrebbe perdurare, ma anzi crescere esponenzialmente?
Dobbiamo pensare che siamo solo capaci di abbassare la testa? Oppure la verità è che non vediamo l’ora di passare giorni e notti in studio? Perché se così non è, se vorremmo anche avere una vita oltre a questo lavoro ormai più che usurante, allora vorrei sentire anche io l’inebriante sapore della caramella con la quale siamo stati comprati.
No cari colleghi, io non ci sto... Io non voglio continuare a dire a mio figlio di non pensare ad un futuro nella professione. A questo sono arrivato, e non sono il solo. Una vita di lavoro per cercare di costruire qualcosa, un qualcosa che imploriamo i nostri figli di non fare!
Eppure, non c’è niente da fare. Continuo a vedere teste abbassate e rassegnazione.
A questo punto è mia abitudine citare una frase famosa, ma in questa occasione sono combattuto sulla scelta: “Si può resistere all’invasione degli eserciti; non si resiste all’invasione delle idee” (Victor Hugo) può ben rappresentare la mia voglia di gridarvi: NON MOLLIAMO! ERAVAMO E POSSIAMO ANCORA ESSERE UNA FORZA SE, UNITI E COMPATTI! RITORNIAMO A DIRE BASTA!
Torna alla mente anche Henry Ford: “Quelli che rinunciano sono più numerosi di quelli che falliscono”. Ma forse è opportuno anche ricordare che, nel nostro caso, quelli che rinunciano falliscono, comunque.
Non ci sono alternative all’azione! Basta, basta, basta, basta ed ancora BASTA!
Ed a quelli che vorranno, anche questa volta, dire che il Gigliotti è irrispettoso e populista, dedico un’altra frase, forse meno elegante. Mi riferisco a quelli che continuano a ripetermi di avere fiducia, a quelli che dicono che non si può fare tutto subito. Bene amici, vi saluto con un detto napoletano, ricordatevelo: “Ccà nisciuno è fesso”.