E’ facile indovinare i sogni di un bambino, ancora di più se è nato al Sud, in una piccola cittadina di provincia, magari non lontano dal mare. Se chiudi gli occhi lo puoi vedere in un pomeriggio di sole con i capelli sudati mentre corre sghignazzando con i suoi compagni per le vie del paese con in mente chissà quale marachella… Ma alla fine lo ritrovi al solito posto, sempre sporco di terra, nel suo luogo preferito, appena fuori dal paese, in cima al promontorio che domina tutta la vallata. Scalarlo è una gran fatica ma ne vale la pena. Per l’aria fresca che soffia da Nord Est. Per l’ombra dell’ulivo che era lì prima che nascesse lui suo padre il padre di suo padre. Ma soprattutto perché si vede il mare. E per un bambino di 10 anni arrivare lassù è un po’ come conquistare il mondo. Non c’è bisogno di andare un passo più in là. Tutto quello gli sarebbe bastato per sempre. Il bambino ne è certo. Poi un giorno tutto cambia. A quel piccolo, che è diventato un giovanotto, quella fotografia non basta più. Si accorge che il mondo è molto più grande e, senza lampi di rivelazione, l’esistenza è solo ‘tirare a campare’, l’anima rischia di morire. E così decide di partire insieme al suo cuore impavido perchè nella vita ci sono cose più importanti della prudenza.
"E’ una storia vecchia, almeno per me che ho trascorso l’infanzia e l’adolescenza in una provincia del Sud Italia. L'hanno vissuta i nostri nonni, i nostri padri e poi?"
Poi è toccato a noi, quando abbiamo capito che è impossibile proteggere i sogni dal furibondo assalto della realtà senza futuro del Mezzogiorno. E adesso che siamo tornati e il Meridione non è poi cambiato molto, tocca ai nostri figli. Ma di loro, i sondaggi e le statistiche, dicono che sono “bamboccioni”. Vengano a dirlo a quelli, come me, che hanno visto i nonni, i padri, poi loro stessi e adesso i figli lasciare la propria casa e partire in cerca di un futuro dignitoso e all’altezza dei loro sogni. Perché, almeno al Sud, di “mammoni” ne conosco proprio pochi. E chi è del Sud come me lo sa. Che se un ragazzo aspira a qualcosa di più per la sua vita è difficile che la trovi in quel piccolo paese di provincia dove di certo ha lasciato il cuore ma dove i sogni rimangono nient’altro che sogni. Rimangono come un bambino diventato adulto che continua a guardare una fotografia ma non riesce più a sentire né l’aria fresca, né l’odore degli ulivi, né il profumo del mare. E allora le festività come il Natale o quella appena trascorsa della Pasqua diventano qualcosa di più di una festa sacra. Divengono le feste dei ritorni a casa. Diventano il momento più felice dell’anno per tutti quei genitori, come me, che possono rivedere i propri figli. E in quel momento, nel preciso momento dell’abbraccio, il cuore si spezza e non sai neanche tu se per la felicità di riaverli solo per qualche giorno o per la consapevolezza un po’ amara di scoprirli più adulti e capaci di crescere anche senza di te.
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