La saggezza popolare insegna che è sin dal principio che si può comprendere se alle buone intenzioni seguiranno progetti sensati ed utili. Progetti, insomma, con un futuro, condotti da persone capaci a raggiungere lo scopo che ci si è prefissati.
Ebbene, cari amici, noi come abbiamo cominciato il 2017? Aspettando. O meglio, imprecando, e tuttavia, aspettando. La legge di bilancio del 2017, promulgata sul finire dell’anno 2016, ci ha regalato il meraviglioso nuovo regime dei semplificati. Per cassa. Semplificati per cassa. Fa venire i brividi solo a dirlo, talmente è insensato. Un ‘per cassa’ che poi tanto per cassa non è, e non solo perché - come ben sappiamo - non tutte le voci economiche dovranno sottostare a questo principio, come già previsto per i professionisti, ma anche perché alle aziende è concesso di scegliere il ‘per cassa… per finta’, con presunzione di incasso / pagamento alla data di registrazione del documento contabile. Un obbrobrio, un delirio fiscale, un guazzabuglio che, nonostante le ben tre impostazioni contabili possibili, in ogni caso spazza via il concetto di magazzino, e pertanto molte aziende nel 2017 andranno a dichiarare un reddito miserrimo, o peggio una perdita (che andrà persa!), per poi, dal 2018, saranno chiamate a versare su utili figurativi, con l’ulteriore aggravio del meccanismo della progressività di imposta.
E noi? E noi, i buoni, bravi, cari, collaborativi consulenti ce ne siamo stati lì, protestando timidamente, in attesa di un chiarimento, di una modifica, di un qualcosa che mettesse una pezza a questa insulsa manovra, almeno per quanto riguarda le rimanenze finali. Come dicevamo prima: aspettando. Inutilmente.
Visto il pessimo inizio non potevamo che aspettarci un pessimo proseguimento, e infatti, seppure siamo solo a maggio, già dobbiamo sondare i meandri della mente per riuscire a ricordare quante altri incredibili provvedimenti abbiamo dovuto digerire da inizio 2017: le dichiarazioni di intento da rifare, perché in corso d'anno qualcuno ha deciso che bisognava cambiare sistema, le comunicazioni periodiche IVA, a causa delle quali dovremo affrontare
> l'ennesimo calvario di aggiornamenti software e via crucis informatiche,
e tra qualche mese
> le nuove comunicazioni clienti e fornitori, di fronte alle quali lo spesometro ci sembrerà una passeggiata.
E poi ancora i cambiamenti repentinamente introdotti dal DL50, che ci ha rovinato il 25 Aprile e pure la festa dei lavoratori (ma tanto noi non siamo più lavoratori, siamo schiavi!): visti di conformità da rivedere, altri soldi che se ne vanno in coperture assicurative (ma possiamo stare tranquilli, tanto i clienti sono tutti in fila davanti alla nostra porta in trepida attesa di riconoscerci maggiori onorari). Ed ancora, come giustamente molti clienti ci fanno notare, ‘non possiamo nemmeno più pagare in santa pace!’, visto che ora ogni qualvolta avremo l'ardire di usare un credito (soldi nostri!) in compensazione, anche solo parziale, dovremo farci fumare il cervello per capire come pagare.
Per sommi capi, questi sono alcuni passaggi della realizzazione della meravigliosa intenzione: la SEMPLIFICAZIONE.
Intenzione non nuova, che ci ha già regalato, per esempio, il cosiddetto 730 precompilato, con il suo corollario di invio delle spese sanitarie, dei ticket farmaceutici, delle spese funebri ecc. Tutto molto semplice e pratico, non trovate?
Eppure, nonostante tutto, loro, i semplificatori, sono soddisfatti! A ben pensarci, perché non dovrebbero esserlo? Sono riusciti a ‘vendere’ le peggiori complicazioni come un passo in avanti, e tutto grazie al fatto che siamo stati noi a svolgere, gratuitamente, il lavoro che avrebbero dovuto svolgere loro. Contenta l’Agenzia dunque, e presumibilmente contenta anche l’Assosoftware,da qualche tempo sempre più presente ai tavoli di lavoro, e stranamente con un’incisività oggettivamente più rilevante della nostra.
Non paghi, i semplificatori si vantano di aver ridotto il carico fiscale, ad esempio con la riduzione dell’aliquota IRES, dimenticando, ad esempio, la secca contrazione dei tempi concessi all’annotazione delle fatture di acquisto ai fini della detrazione IVA. Basta già solo questo “ritocco” introdotto dal DL50 a far certamente aumentare il gettito, per non parlare del gioco di prestigio fatto con il magazzino dei semplificati.
Ammettiamolo, i semplificatori stanno riuscendo nel loro intento. Che non è certamente quello di semplificare, bensì quello di ‘vendere’ bene qualche minima concessione tributari, ed al contempo creare attorno il caos più assoluto, grazie al quale generare gettito, tra restrizioni e possibili sanzioni.
La cosa drammatica è che qualcuno di loro si dice anche soddisfatto. Da parte mia non vedo nulla, assolutamente nulla di concreto, da parte di costoro, che vada nella direzione di giusto contrasto a tutto questo.
Noi, ci dicono, dovremmo innovarci, dovremmo puntare sulla specializzazione e smetterla di essere “commercialisti da 730” (cit.). In termini assoluti è giusto, quello che mi sfugge è quale specializzazione dovrebbe rappresentare il dover certificare le fatture elettroniche emesse dai nostri clienti. Perdonatemi, ero proprio convinto che fare le fatture (o controllarle) non fosse esattamente quello per il quale ho studiato tutti questi anni, e non vedo una grossa evoluzione da “commercialista da 730” a “commercialista da fattura elettronica”.
“Chi ben comincia è a metà dell’opera”, ci ricorda ulteriormente la saggezza popolare. E visto come abbiamo cominciato, ed i contorni che sta assumendo l’operazione semplificazione via via che progredisce, viene spontaneo chiedersi: cos’altro possiamo aspettarci per il futuro?