"L'ordinamento professionale non è nella disponibilità del Consiglio Nazionale, che ha il solo onere di applicarlo, ed ogni sua modifica, formale o sostanziale, non può che essere frutto di un confronto ampio all’interno della categoria e mai di una decisione assunta proditoriamente a porte chiuse". E' quanto chiarisce Andrea Ferrari, Presidente AIDC (Associazione Italiana Dottori Commercialisti) in risposta alla Informativa del 26 marzo del Consiglio Nazionale (CNDCEC) "in cui si annuncia l’istituzione di una sezione, nel sito web istituzionale, di un elenco dei colleghi che hanno positivamente frequentato le Scuole di Alta Formazione. In sostanza si dà, in qualche modo, attuazione a parte della tentata modifica del nostro ordinamento, per ben due volte respinta in sede legislativa. Abbiamo già manifestato le perplessità all’introduzione di elementi di specializzazione nelle modalità proposte, senza alcuna condivisione, da parte del Consiglio Nazionale - ha proseguito il Presidente Ferrari - perplessità fondate sul merito della norma e sul metodo seguito. Aggiungiamo l’inaccettabile azzeramento della valenza del titolo universitario e del conseguente esame di Stato sostenuto, tra gli iscritti al nostro albo, dai soli Dottori Commercialisti. Titolo qualificante di cui svanisce definitivamente ogni prerogativa".
"Ci lascia a dir poco basiti la leggerezza con la quale si intende introdurre, nei fatti, una modifica legislativa (peraltro, lo ribadiamo, respinta nelle sedi istituzionali) con un metodo del tutto irrituale, ovvero mediante una informativa interna. Il Consiglio Nazionale segue dunque la stessa prassi adottata più volte dall’Agenzia delle Entrate: legiferare per atti privi di forza di legge, una prassi sempre stigmatizzata da noi tutti. Abbiamo il dovere, nostro malgrado, di censurare nuovamente quanto fatto dal Consiglio Nazionale, di nuovo invitando lo stesso alla condivisione più ampia di decisioni determinanti per l’intera categoria", ha concluso il Presidente AIDC.
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