L’obiettivo principale è creare un’Europa che sia orgogliosa del proprio modello sociale. Secondo la presidente della Commissione Europea, diventa essenziale garantire lavoro e formazione, e allo stesso tempo, ridurre esclusione sociale e povertà. Il Covid-19 ha messo in risalto divisioni e disuguaglianze che esistevano già da tempo.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, partecipa al Porto Social Summit, organizzato dalla Presidenza portoghese del Consiglio dell’Unione Europea.
L’intervento dei poteri pubblici deve sostenere l’inclusione sociale, tenendo conto di tutti i fattori dediti allo sviluppo di un modello efficace.
Il Capo esecutivo, nell’esposizione del suo discorso, basa tutto su un paradigma di inclusione sociale, lanciando il chiaro messaggio della sua preferenza per una politica inclusiva che non lasci indietro nessuno.
Il Covid-19, nel nostro Paese, ha messo in risalto divisioni e disuguaglianze che esistevano già da tempo. Le diverse società e i mercati, infatti, prima della pandemia erano spezzati su più linee, e vi erano disuguaglianze generazionali, di genere e territoriali. Da tutto ciò nasce la necessità di fare un ulteriore passo in avanti costruendo nuovi pilastri per nuovi obiettivi.
Il ragionamento del Presidente si basa su dati di occupazione e formazione, e per tale motivo, sottolinea che in Europa un giovane su sette non è né occupato e né istruito, mentre, in Italia la proporzione è pari a uno su quattro. Questi e altri elementi, sicuramente, non delineano l’Europa o l’Italia che si vorrebbe avere.
In tal proposito, la sua attenzione è rivolta al lavoro che l’Italia sta svolgendo per creare un cambiamento positivo, e, come già sappiamo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza avrà un ruolo essenziale. Oltre all’insieme di questi obiettivi, sarà importante accompagnare tutto con delle riforme che stimolino lo sviluppo economico e sociale.
Secondo quanto esposto dal Presidente del Parlamento Europeo, David Maria Sassoli, l’essenzialità consiste nel lavorare uniti con l’obiettivo di definire un quadro comune per un salario minimo europeo. La definisce come una battaglia identitaria del nostro continente, il quale, nella sua storia è stato caratterizzato da continue lotte per i diritti.
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