Per combattere i cambiamenti climatici, la più grave minaccia per il genere umano, qualsiasi gesto va bene ed è ben accetto. Ma limitare l’uso della plastica e viaggiare su vetture elettriche non basta e non basterà mai.
Uno studio approfondito, realizzato dai ricercatori dell’Università di Boulder, in Colorado, ha individuato gli “hyper-polluting power plants”, le strutture responsabili della maggior quota delle emissioni di CO2.
Sono presenti in quasi ogni Paese, si occupano di produzione di elettricità e non sono poi così numerose da rendere l’impresa impossibile, ma secondo lo studio fermarle o limitarle potrebbe fare la differenza in tempi brevissimi per le sorti del pianeta.
Il report – pubblicato su “Enviromental Research Letters” – è partito da un’altra ricerca, realizzata dalla “IEA” (International Energy Agency), secondo cui il settore energetico alimentato da combustibili fossili nel giro di due decenni è cresciuto del 53%, con conseguenze dirette sulla quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera e previsioni di raddoppio nel giro di poco tempo.
Un punto dolente, di cui non c’è leader al mondo che non ne sia a conoscenza, che stride con le promesse risicate di ogni summit climatico, regolarmente conclusi con promesse, impegni e obiettivi che continuano a spostarsi nei decenni a venire. Quando, secondo gli esperti, sarà ormai tutto inutile.
Consapevoli che chiudere le centrali sarebbe improponibile, e vivere senza energia anche, il team di esperti propone soluzioni intermedie come mettere limiti precisi alle emissioni di quelle più inquinanti. Per individuarle, gli scienziati del Colorado hanno analizzato i dati di 29mila centrali elettriche a combustibili fossili in funzione in 221 Paesi diversi: di queste, il 5% è responsabile del 73% delle emissioni globali.
Basterebbe agire su quelle per ridurre del 25% le emissioni globali di anidride carbonica, che diventerebbe addirittura il 30% passando da petrolio e carbone a gas naturale, e il 50% se si dotassero di tecnologie per la cattura del carbonio.
Ma non sono pochi coloro che lo ritengono un approccio insufficiente: meglio sarebbe che il mondo intero prendesse di mira “il club degli inquinatori”, coloro che possiedono le quote più grandi di aziende che utilizzano combustibili fossili, una ristretta élite di milionari a cui le sorti del pianeta importano meno di niente.
© Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata