27 giugno 2024

Critpo-asset, la stretta vigorosa del Governo

Il CdM ha dato via libera al decreto che adegua il quadro nazionale a quello UE. Previste multe altissime e la reclusione per chi viola le regole. A BankItalia e Consob pieni poteri di vigilanza e sanzioni

Autore: Germano Longo
Secondo una ricerca realizzata dall’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano con la collaborazione di “BVA Doxa”, circa 3,6 di italiani possiedono criptovalute, token o cryptoasset, questi ultimi particolarmente graditi dalle generazioni più giovani e da un target con grosse possibilità finanziarie.

Un universo parallelo per molti ancora misterioso ma in forte crescita da anni, su cui il Governo ha deciso di dare un vigoroso giro di vite. Attraverso un nuovo Dlgs, il cosiddetto “decreto cripto-asset”, il Consiglio dei Ministri ha voluto fissare regole e soprattutto limiti all’emissione, la diffusione e le autorizzazioni per operare nel mondo delle criptoattività, con sanzioni decisamente pesanti che per i trader abusivi che possono arrivare a 5milioni di euro per le persone fisiche e 15 per gli enti, e prevedere addirittura risvolti penali con la detenzione da 6 mesi a 4 anni e multa da 2.066 a 10.329 euro per chi offre criptovalute o token violando le regole comunitarie. Sono invece puniti con sanzioni da 5000 a 5milioni di euro l’abuso e le manipolazioni illecite del mercato attraverso informazioni privilegiate che possono avvantaggiare qualcuno.

In pratica tolleranza zero verso chi viola tanto le regole comunitarie quanto la vigilanza della Consob e di BankItalia, che da tempo monitora il mercato con la stretta collaborazione della BCE e a cui il Decreto aumenta i poteri affidando il compito di autorizzare, vigilare, sospendere e revocare le autorizzazioni valutando i rischi, la stabilità patrimoniale e la gestione sana dei patrimoni. Alla Consob, al contrario, è assegnato il compito di vigilare per garantire il rispetto del regolamento UE per quanto riguarda la trasparenza, la correttezza, le negoziazioni e la tutela degli investitori, con libero accesso al sistema informativo dell’anagrafe tributaria e dai dati della Centrale rischi di Via Nazionale.

“La trasformazione della finanza da ancella dello sviluppo reale a creatrice di ricchezza mobiliare per partenogenesi è testimoniata dalla vertiginosa crescita delle cryptocurrency – ha spiegato Paolo Savona, presidente della Consob – è auspicabile che i nuovi strumenti criptati, se legittimati, rispondano alle stesse regole di quelli tradizionali. Vi è un diretto interesse della Consob a conoscere come raccordare la contabilità dell'euro digitale con quella degli strumenti finanziari tradizionali e tokenizzati e verso dove si dirigerà l'architettura istituzionale della moneta e della finanza”.

“Riteniamo che le misure proposte siano necessarie per regolare adeguatamente il mercato delle cripto-attività. Queste iniziative, che prevedono pene più severe per chi viola le regole, sono in linea con le normative europee e rappresentano un passo importante verso una maggiore sicurezza e trasparenza nel settore – ha aggiunto Giacomo Vella, Direttore dell'Osservatorio Blockchain e Web3 del Politecnico di Milano - è di fondamentale importanza regolamentare il mercato delle cripto-attività, garantendo sicurezza e fiducia per i milioni di italiani coinvolti”.

La maggioranza di chi investe nei nuovi strumenti elettronici, specifica la ricerca dell’Osservatorio Blockchain, è attirata non tanto dalla novità tecnologica di un denaro che si fa sempre più liquido ed elettronico, ma dalle possibilità di guadagno. Il 32% di chi ha deciso di acquistare criptovalute o token si è rivolto ad una piattaforma di scambio, mentre il 17% ha preferito un servizio wallet con acquisto diretto. Ma sono molti di più coloro che preferiscono non esporsi direttamente attraverso servizi di trading tradizionali (26%) o app (20%), mentre vale per tutti resta a livelli molto bassi la consapevolezza sulle applicazioni web3. Tecnicamente, il 37% di chi possiede crypto-asset utilizza servizi di exchange, seguito da 36% che predilige software wallet non-custodial e un 8% che ha scelto hardware wallet.
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