A parte chi la considera iniqua e illegittima, la TARI è in assoluto una delle tasse più odiate dagli italiani, ed è un genere di odio che spesso ha una sua fondatezza, visto che non sono rari gli esempi di città in cui più che pagare per un servizio, l’obbligo di sborsare denaro equivale ad avere in cambio un sonoro disservizio.
Ma visto che capita altrettanto sovente che fare la propria parte di cittadini modello, rigorosamente attenti alla differenziata, significa sobbarcarsi ogni volta spostamenti, c’è una norma inserita nella legge di Bilancio 2014 (la cosiddetta Legge di Stabilità), che arriva in soccorso.
Il comma 657 dell’art. 1, per essere precisi, prevede che “nelle zone in cui non è effettuata la raccolta, la TARI è dovuta in misura non superiore al 40% della tariffa da determinare, anche in maniera graduale, in relazione alla distanza dal più vicino punto di raccolta rientrante nella zona perimetrata o di fatto servita”.
Ma attenzione, perché di automatico in Italia non c’è nulla: per provare ad ottenere la riduzione va presentata un’apposita richiesta al proprio Comune, unica amministrazione che può calibrare la riduzione in funzione della distanza fra l’abitazione, l’ufficio o il negozio dal punto di raccolta, anche se l’importo non può superare il 40% dell’importo totale, cioé una riduzione di almeno il 60%.
Per fare un esempio, il Comune di Roma prevede “la riduzione della quota fissa della tassa sui rifiuti TARI se il primo punto di raccolta indifferenziata (cassonetto) è distante dai locali più di 1.000 metri. In caso di strade private o aree non aperte al pubblico transito, anche temporaneamente, la distanza viene calcolata con riferimento all'accesso più vicino al punto di raccolta. Per il riconoscimento della riduzione è obbligatorio allegare alla dichiarazione, oltre alla copia di un documento d’identità valido, la documentazione attestante la legittimità della richiesta”. Per contro, il Comune di Reggio Calabria ha scelto di cancellare la disposizione dal regolamento comunale, che quindi non prevede alcun tipo di riduzione per eventuali distanze dai punti di raccolta.
Ma come accennato, fin dal suo esordio nel 2014, la TARI è considerata una tassa ingiusta che vive di forti disparità. Secondo il “Green Book 2023”, rapporto annuale sul settore dei rifiuti urbani realizzato da Utilitalia e Fondazione Utilitatis, nel 2022 al Sud la media di spesa pro-capite si aggirava sui 368 euro per abitante, contro i 335 del Centro e i 276 del Nord. Il motivo, spiega il report, per via di un significativo deficit impiantistico: “Che non consente la corretta chiusura del ciclo dei rifiuti, contribuendo al differenziale di spesa per il servizio di igiene urbana. A causa del maggiore costo sostenuto per il trasporto dei rifiuti verso impianti fuori regione”.
Dal canto loro gli italiani, secondo un’analisi del 2016 di “Crif Ratings” sui bilanci comunali, sfogano l’odio verso la TARI evitando di pagarla. Dall’analisi dei mancati introiti nazionali, pari al 20%, è emerso che una famiglia su cinque non la paga, causando un ammanco di 1,8 miliardi di euro per le casse degli enti locali. Capitale assoluta dell’evasione della tassa è Roma, dove la media delle famiglie che pagano scende a una su tre, e il dato si conferma anche a livello regionale, portando il Lazio a conquistare il podio italiano per mancato incasso, seguito a ruota da Sicilia, Campania e Calabria.
Per chi si chiede come funziona la tassa sui rifiuti nel resto d’Europa vale l’esempio della “Müllfallgebühr” tedesca, che cambia in base al Comune e al Land: la media nelle zone occidentali è di 300 euro all’anno, che scendono a 250 in quelli orientali. La Francia ha optato per la “Taxe d’Enlèvement des Ordures Ménagères” (Tassa Rifiuti Solidi Urbani) e riguarda tutte le proprietà imponibili alla Taxe Foncière (Tassa fondiaria) sulle proprietà edificate (appartamenti, parking, cantine, etc.): viene calcolata sulla stessa base della Taxe Foncière, è indipendente dal volume dei rifiuti prodotti e dovuta anche in assenza di rifiuti. Per finire con la Spagna, dove la tassa sulla raccolta dei rifiuti e fognatura (basura y alcantarillado) è annuale e applicata su residenti e non, proprietari di immobili e di business. Di solito varia a seconda delle dimensioni della proprietà, della posizione e della quantità di spazzatura prodotta e oscilla tra 150 e 200 euro all’anno.