Qualche settimana fa, un gruppo internazionale di ricercatori ha pubblicato lo studio Health motived taxes on red and processed meat, in cui si propone di tassare l’acquisto delle carni rosse e delle carni lavorate, partendo dagli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che associano il consumo di questo tipo di alimenti ad un aumento della mortalità per malattie croniche. La misura rientra nell’ambito delle cosiddette imposte pigouviane.
L'Imposta Pigouviana è un metodo di governo delle esternalità negative ideato dall'economista inglese Arthur Cecil Pigou.
Le esternalità si verificano quando l'azione di un soggetto causa delle conseguenze (positive o negative) nella sfera di altri soggetti, senza che a questo corrisponda una compensazione in termini monetari. In questo senso, un'esternalità è un bene per il quale non esiste un prezzo di mercato.
Tale tipo di imposta è dunque un'imposta, per unità di prodotto, a carico del soggetto produttore della stessa esternalità e l’aliquota ad esso applicata è determinata dall'ammontare di danno marginale.
Questo tipo di imposta ha la sola funzione di distorcere (o correggere) l'attività del soggetto che crea il danno alla collettività, anche perché indirizzata, in via di massima, alla sola massimizzazione della propria utilità marginale, o comunque al proprio profitto.
In tema, appunto, di tasse pigouviane (vedi anche, di recente, la proposta di una sugar tax), qualche settimana fa, un gruppo internazionale di ricercatori ha pubblicato lo studio Health motived taxes on red and processed meat (“Tasse per la salute sulle carni rosse e lavorate”), in cui si propone di tassare l’acquisto delle carni rosse e delle carni lavorate, partendo dagli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che associano il consumo di questo tipo di alimenti ad un aumento della mortalità per malattie croniche.
Lo studio stima il livello ideale di “pressione fiscale” sui consumi di carni rosse e lavorate in 149 regioni del mondo, con una suddivisione in base a livelli di reddito e calcola che, con l’introduzione di una specifica tassazione, le morti legate al consumo di carni lavorate e carni rosse diminuirebbero complessivamente del 9%, così come diminuirebbero le spese sanitarie connesse.
In base ai risultati dello studio sopra citato, del resto, negli stati più ricchi, l'applicazione dell'imposta porterebbe a un aumento del 100% del prezzo delle carni lavorate e al 20% delle carni rosse. Nelle regioni più povere gli aumenti sarebbero, rispettivamente, dello 0,2% per le carni rosse e dell'1% per quelle lavorate.
E il consumo di carni lavorate diminuirebbe di una percentuale media del 16%, con una oscillazione fra l'1% e il 25% fra le regioni povere e le regioni ricche. Quello delle carni rosse rimarrebbe invece sostanzialmente stabile, perché parte del consumo di carni rosse andrebbe a sostituire quello delle carni lavorate.
Nel mondo si moltiplicano, peraltro, a partire proprio dalle bibite zuccherate, nuove forme di tributo per salvaguardare la salute dei consumatori.
Proprio quanto ad una tassa ad hoc sul consumo di carni rosse, il Ministero della Salute russo, ha, per esempio, inserito, nell’ambito della bozza del programma “Rafforzare la salute pubblica”, la proposta di una meat tax.
E anche Paesi come Svezia e Danimarca stanno valutando l’introduzione di una meat tax.
Così come, recentemente, sette paesi (Brasile, Francia, Indonesia, Norvegia, Senegal, Sudafrica e Thailandia) hanno presentato un progetto di risoluzione all'Onu che «esorta gli Stati Membri a adottare politiche fiscali e regolatorie» verso «cibi e bevande insalubri».
Secondo uno studio della Farm Animal Investment Risk & Return (FAIRR) del dicembre 2017, del resto, una tassa sulla carne potrebbe anche evitare danni climatici per 600 miliardi di dollari entro il 2050.
Secondo la FAO, infatti, l’allevamento animale sarebbe responsabile del 14,5% delle emissioni globali di gas serra e le previsioni indicano che il consumo di carne aumenterà del 76% entro il 2050.
In conclusione, si va sempre più affermando una propensione alle cosiddette “Sin taxes”, le tasse sul peccato, laddove oltre 180 Paesi attualmente tassano il tabacco, 60 hanno adottato una carbon tax e almeno 25 tassano lo zucchero.
Sempre poi in tema di tassazione della carne, nel 2016 il governo cinese ne ha tagliato del 45% il consumo massimo raccomandato.
Se introdurre una tassazione sulla carne sia o meno buona misura, al di là degli aspetti puramente sanitari, involge comunque riflessioni molto più ampie, di tipo sociologico, politico e soprattutto economico (in termini di influenza sul mercato e su un mercato come quello italiano, dove questi prodotti hanno un peso non indifferente), che, probabilmente, richiederanno ancora anni di “maturazione”.