16 ottobre 2021

Amori

Autore: Ester Annetta
Le lezioni di grammatica sono quelle che preferisco in assoluto; sarà perché ho un’autentica passione per le parole, la scrittura e l’arte di saperle mescolare, nell’intento di ricercare quella forma ideale che non solo tende alla correttezza ed alla precisione dei contenuti ma anche a conferire al testo quella magica sonorità che rende gradevole la lettura.

Partire dalla basi della grammatica è, poi, un’esperienza ogni volta rigenerante, un “ripasso” gentile e proficuo di tutte quelle finezze che rendono la nostra lingua una delle più complesse ma anche una delle più belle.

L’argomento della giornata è il plurale dei nomi, con tutte le sue articolazioni, particolarità eccezioni. Mi soffermo su quello dei “nomi difettivi”, quelli, cioè, che “difettano in numero” e, dunque, “possono mancare del singolare o del plurale”: la regola dice che i nomi astratti difettano del plurale e, dunque, i sentimenti – per esempio –, come “felicità”, hanno solo il singolare.

Qualcuno però prontamente osserva: «Ma “amore” ce l’ha il plurale: “amori”!»

Giusto. Ma in quel caso il plurale si riferisce ai “tipi” di amore (es.: l’amore filiale, l’amore materno, l’amore paterno sono “amori” intesi come l’insieme dei vari tipi di amore), mentre l’amore in sé e per se’ è solo uno, singolare.

La spiegazione ha l’effetto di una scintilla che, immediatamente, innesca un meccanismo di pensieri e riflessioni che si incanalano in una precisa direzione, verso un frammento di tempo e spazio ben definiti cui la mia mente fa ritorno.

Era appena il pomeriggio di ieri; seduta ad un tavolino di un bar non molto chiassoso ed affollato sorseggiavo la prima cioccolata calda della stagione, una coccola di calore sollecitata dall’insolito freddo di questi primi giorni di ottobre.

Conversavo con un mio amico da poco ritrovato, sbirciando di tanto in tanto fuori dalla vetrata il traffico delle auto ferme ai semafori ed il via vai dei passanti infreddoliti.

Il display del mio cellulare posato accanto alla tazza si è illuminato per l’arrivo d’un messaggio wathsapp, abbastanza breve da potersi leggere senza dover sbloccare il dispositivo: “Sei on? Posso chiamarti o ti disturbo?”.

Era Giovanni, il mio ex studente fresco di maturità (cfr. La mia maturità su Fiscal Focus del 26 giugno 2021), che continuo a sentire tuttora con una certa regolarità.

Nemmeno il tempo di inviargli un “Sono fuori, poi ci sentiamo più tardi” che già ci avevo ripensato e stavo componendo il suo numero, spiegando al mio amico che si trattava di una telefonata importante.
Giovanni ha risposto al primo squillo col suo consueto “Siiiiiiii…?” e senza lasciarmi parlare mi ha chiesto di accettare la richiesta di conversione della telefonata in videochiamata. Ho eseguito, incuriosita, pensando ad una delle sue solite bizzarrie che tanto mi divertono.

Ma ciò che ho visto non aveva nulla di bislacco; era, anzi, la scena più bella che potessi mai immaginare di vedere: accanto al viso sorridente di Giovanni ne compariva un altro, fresco, altrettanto sorridente e bellissimo. I capelli biondi, sottilissimi, erano raccolti in una piccola coda; gli occhi nocciola, ingranditi da lenti da presbite, sembravano fuggire inseguendo movimenti rapidi per poi ridursi di tanto in tanto a due fessure lievemente allungate, seguendo quella nota conformazione a mandorla che contraddistingue la trisomia 21.
«Lei è Elena, la mia ragazza.»

Per un paio di secondi sono rimasta senza fiato e senza parole, colpita ed emozionata da quella straordinaria rivelazione ma, ancor più, da quella spontaneità che annientava sul nascere il pregiudizio della diversità, che bandiva l’errore di poterla ritenere una condizione inadatta a rendere potente o meravigliosa la bellezza di quel sentimento che non conosce schemi e misure, che davvero è unico e “singolare”, connaturato ad ogni creatura umana…indipendentemente dal numero dei suoi cromosomi.

L’amore.

E di quell’amore Giovanni mi stava facendo il dono stupendo d’essere testimone, dandomi una efficacissima ed importante lezione sulla grammatica della vita.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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