A quanto pare la sostenibilità delle imprese aiuta anche il loro business, e questo non vale solo per le grandi aziende ma anche e soprattutto per le piccole e medie imprese.
Lo rivela uno studio di Deloitte Private Leader, in cui si vede che, nonostante il periodo messo duramente alla prova da inflazione, crisi energetica e quanto avviene nello scenario geopolitico internazionale, sono ben 8 piccole e medie imprese su 10 che guardano positivamente al futuro, e per le quali la sostenibilità è una priorità assoluta.
Le imprese intervistate dichiarano che per far fronte ai vari rischi esterni di diversa natura e continuare a crescere nel breve periodo, è necessario incrementare le iniziative di sostenibilità ed espandere l’ecosistema del business. Ben l’80% dichiarano convinte che la sostenibilità consenta di preservare il valore aziendale, il 79% che la sostenibilità potenzia la capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali, sociali ed economici.
Per le piccole e medie imprese italiane, risulta fondamentale presidiare gli standard Esg (Environmental, Social and Governance) e collaborare all'interno di ecosistemi virtuosi. La sensibilità, in questo senso, sta negli ultimi anni crescendo esponenzialmente, e sta diventando sempre di più un tema impossibile da ignorare. La via è tracciata dell’Agenda 2030 e i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). E le aziende, assieme a Stati, governi e cittadini, sono chiamate a fare la propria parte. Anche il PNRR va in questa direzione: alla rivoluzione verde e transizione ecologica sono stati infatti devoluti 59,47 miliardi, il 37% dei fondi totali, andando così a supportare il tessuto imprenditoriale nell’attuazione di politiche attente alla sostenibilità aziendale.
L’importanza del “fare squadra” - Ma torniamo all’interviste dello studio sopracitato.
I due terzi delle aziende attribuiscono grande importanza a tutti e tre gli ambiti in cui si declina la sostenibilità: l'impegno ambientale, il rispetto dei valori aziendali e l’accuratezza e trasparenza, ma danno però maggiore priorità alla componente dell’impegno ambientale.
Questi ambiti sono infatti le aree tematiche chiave su cui le imprese sono chiamate a confrontarsi con i propri fornitori, con i propri clienti e più in generale con l'intero insieme di stakeholder dell'ecosistema in cui operano, incluse banche e istituzioni finanziarie. Per sviluppare a pieno la logica di ecosistema, infatti, le imprese devono operare non in modo occasionale ma in maniera più sistemica e strutturale, dove le relazioni acquistano una valenza più strategica. L’appartenenza a un raggruppamento di imprese virtuose è ritenuta cruciale per migliorare le capacità imprenditoriali dal 74% delle aziende intervistate, mentre il 55% pensa sia utile ad acquisire nuove idee tramite contaminazione. Per il 72% delle imprese, in fine, fare squadra all'interno di un ecosistema rende più semplice ed efficiente attuare strategie e programmi di sostenibilità.
Settore manifatturiero e sostenibilità - L’ISTAT stima che quasi il 60% delle imprese manifatturiere nel 2022 abbia intrapreso azioni di sostenibilità, tra queste, il 50,3% adotta azioni di tutela ambientale, il 44,6% di sostenibilità sociale e il 36,8% di sostenibilità economica.
Tra le pratiche di sostenibilità il 22,3% delle imprese manifatturiere adotta sempre più l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili e il 20,4% soluzioni di efficienza energetica. In termini di circolarità dei processi produttivi, oltre il riciclo dell’acqua (14,9%), l’11,8% delle imprese utilizza materie prime seconde e solo il 5,5% aderisce alla simbiosi industriale, il 5,2% riusa i rifiuti residui di produzione e il 4,7% delle imprese ricicla i materiali riprogettando i processi produttivi. Sulla base di quanto dichiarato si stima che ben il 64,5% delle imprese manifatturiere saranno attive nelle azioni di sostenibilità nel triennio 2023-2025, quindi attuando un aumento sensibile di tutte le attività di tutela ambientale.
Settore dei servizi e sostenibilità - Per quanto riguarda il settore dei servizi si stima che il 50,4% delle imprese abbia intrapreso azioni di sostenibilità nel corso del 2022. Tra queste, il 42,1% ha svolto iniziative di tutela ambientale, il 40,3% pratiche di sostenibilità sociale e il 35,2% delle imprese ha svolto azioni di sostenibilità economica. Tra le azioni più intraprese dalle imprese dei servizi troviamo l’aumento di efficienza energetica (23,1%) e l’uso di energia da fonti rinnovabili (22,2%), segue il risparmio nel trasporto dei prodotti (19,4%). Per la circolarità, il 16,7% delle imprese utilizza materie prime seconde, il 13,3% attiva iniziative di rigenerazione di luoghi o beni culturali, il 13% ricicla l’acqua e l’8,2% aderisce alla simbiosi industriale. Anche per le aziende dei servizi abbiamo una tendenza in crescita per il triennio 2023-2025, circa il 53% delle imprese ha dichiarato di prevedere per il futuro iniziative di tutela ambientale, il maggior impegno sarà rivolto verso l’energia e l’economia circolare.
Sempre più imprese si uniscono nella “simbiosi industriale” - Così come ci spiega la redazione di economiacircolare.com “per simbiosi industriale si intende: l'interazione tra diversi stabilimenti industriali che viene utilizzata con l'obiettivo di massimizzare il riutilizzo di risorse, normalmente considerate scarti, e condividendo la conoscenza e le competenze tra aziende diverse”.
In pratica, industrie tradizionalmente separate, guidate dal tradizionale modello economico lineare fondato sul tipico schema “take-make-use-dispose” che dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materiali ed energia facilmente reperibili e a basso prezzo, promuovono invece un approccio integrato, passando di fatto al modello così detto “win-win” in cui tutti gli attori coinvolti possono trarre vantaggio dalle reciproche interazioni. Infatti, le industrie così integrate possono ottenere vantaggi competitivi per ciascuna attraverso lo scambio di materia, energia, acqua e sottoprodotti.
Incentivare la simbiosi soprattutto tra le industrie pesanti – acciaierie, petrolchimici, raffinerie, cementifici, impianti chimici – contribuirebbe a diminuire sensibilmente il loro impatto ambientale. Ma la simbiosi industriale può essere una buona pratica in ogni settore produttivo ed economico. Come emerge dalla 5° Conferenza Nazionale sull’Economia Circolare, svoltasi nel maggio scorso a Roma, l’Italia è seconda solo alla Francia in Europa nell’utilizzo di materiali provenienti dal riciclo e questo ci fa ben sperare in un mondo che, invece, sembra aver perso di vista la direzione giusta, navigando con un trend negativo nello sviluppo dell’economia circolare: nel 2023 solo il 7,2% dell’economia mondiale è circolare, cinque anni fa lo era il 9,1%.
Ciò che non bisogna perder di vista è solo un concetto: essere sostenibile per un’azienda vuol dire, anche, essere più competitiva nel medio-lungo periodo. E da questo assunto bisogna partire per guidare le proprie scelte aziendali.