18 marzo 2025

Password, social e dati, 10 cose da fare per tutelarsi in caso di morte

Le risorse digitali online e offline sono un patrimonio da proteggere

Autore: Martina Giampà
Quando si pensa all’eredità, automaticamente, vengono inclusi immobili, conti bancari, manoscritti e beni preziosi contenuti nella cassaforte. Con il cambiamento tecnologico, però, i confini non sono più così marcati.

Ormai esiste un vero e proprio patrimonio digitale composto da una grande quantità di dati, account, contenuti social, blog, investimenti gestiti online, di cui è importante non dimenticarsi anche perché non esiste una Legislazione che tuteli questi interessi. Pensandoci per tempo, si garantisce la loro protezione anche post mortem rendendo possibile la tutela morale, personale e familiare garantendo, anche, la tranquillità all’erede a non dover incorrere in costose controversie internazionali. Per questi motivi, il Consiglio Nazionale del Notariato ha predisposto un decalogo sull’eredità digitale per fornire risposte a domande preliminari sul tema.

Ecco cosa tenere a mente.

1. 10 consigli utili:

  • conoscere le risorse digitali offline e online;
  • aggiornamento password;
  • scegliere una persona di fiducia per le proprie credenziali;
  • fornire istruzioni ben chiare;
  • cosa escludere dalla successione;
  • criptovalute come beni digitali;
  • corretta gestione dei conti correnti online;
  • evitare le controversie;
  • consigliare agli eredi account commemorativi;
  • affidarsi a un professionista.

2. Non c’è una Legge mirata. Cos’è il patrimonio digitale

In termini giuridici quando si tratta di eredità virtuale si fa riferimento a tutte le risorse digitali offline e online. Le prime sono file, software e documenti informatici creati e/o acquistati dalla persona defunta, come foto, video, audio, film, documenti di testo, nomi a dominio, siti web e blog. Le seconde, invece, si formano attraverso una serie di account: posta elettronica, e-mail, social network (WhatsApp, IG, X, Facebook e TikTok), finanziari (Binance), e-commerce (Amazon) o pagamenti elettronici (PayPal, Satispay, Revolut, ecc.). Nei beni digitali rientrano anche le criptovalute di solito custodite nei wallet.

3. Le password non fanno parte del patrimonio digitale ma sono importanti

Le password sono importanti chiavi virtuali per accedere a un contenuto digitale ed è importante custodirle e aggiornarle, anche se non rientrano tra gli averi informatici. Spesso, infatti, il problema principale è il loro recupero, quando, per esempio, vengono perse o non sono mai state condivise dal defunto. Questo comporta il mancato accesso ai dati se non a seguito di costose controversie anche internazionali.

4. È utile affidare le password a una persona di fiducia

Username e password possono essere affidate a una persona di fiducia con istruzioni ben chiare su cosa fare in caso di decesso. Questo strumento si chiama mandato post mortem, ed è ammesso dal nostro diritto per dati e risorse digitali con valore affettivo, familiare e morale. In alternativa c’è il testamento che permette, per esempio, di stabilire la possibilità o no di accedere ai pc personali, file, ecc.).

Affidare la password a qualcuno non significa attribuire, in caso di morte, la risorsa cui essa dà accesso. Per questo è importante fornire istruzioni ben chiare per il loro utilizzo. Eventualmente, è possibile ricorrere a un legato di password: il testatore con attribuzione diretta delle credenziali conferisce al legatario i diritti su quello che le credenziali stesse custodiscono.

5. Cosa non rientra nella successione

Sono esclusi dalla successione i beni digitali piratati, i contenuti concessi in licenza (per esempio quelli per cui si paga un canone come Netflix, Spotify o il pacchetto Office365), posta certificata (es: Aruba, Infocert) e quelli di identità digitale (es: SPID). I dati nella disponibilità del defunto ma che appartengono a terzi, come datori di lavoro o clienti, di regola vanno restituiti.

6. Conti correnti, piattaforme online e account commemorativi: cosa c’è da sapere

Un conto online è l’estensione virtuale di un conto reale, quindi, è importante sapere che gli eredi possono reclamare quanto gli spetta attraverso i canali tradizionali.

Spesso, le società che danno accesso a servizi, spazi e piattaforme online hanno la propria sede fuori dal territorio europeo. In assenza di una Legge mirata, l’unico modo per accedere a beni e dati digitali dei propri cari defunti è quello di trovarsi di fronte a costose e imprevedibili controversie, anche internazionali.

Ci sono dei servizi online che permettono di creare degli account commemorativi, di consentire o impedire la divulgazione dei dati, di disattivare o chiudere l’account dopo aver segnalato il decesso dell’utente. Tra quelli più noti c'è la funzione del "contatto erede", che consente all'utente designato di esercitare diritti morali e familiari, ma non sempre soddisfa gli interessi economici del defunto, soprattutto per le risorse digitali di valore. Altri servizi, invece, prevedono la distruzione definitiva dei dati in caso di morte.
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