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Analizzando i dati contenuti nella Relazione annuale sull’evasione fiscale e contributiva, la Fondazione Nazionale dei Commercialisti è giunta alla conclusione che l’evasione è un fenomeno trasversale che, per quasi la metà del suo ammontare, è riconducibile a chi non ha una partita IVA.
Sono tutti evasori, dunque!
Sfatando la comune convinzione che dipendenti e pensionati paghino per intero le tasse mentre siano i professionisti ad evadere, l’analisi eseguita dalla FNC sulle risultanze della detta Relazione evidenzia che, dei 107,7 miliardi di evasione fiscale e contributiva complessiva stimati in relazione al 2017, 15 miliardi sono riconducibili al lavoro dipendente regolare.
Tra le voci più comuni stimate nel computo di quelle evase, alcune sono comuni al confronto dipendenti/pensionati-autonomi/imprese: sono quelle relative all’evasione di canone Rai, Imu e locazioni immobiliari, il cui ammontare si calcola in complessivi 7,4 miliardi.
Sono, viceversa, voci esclusive di evasione riconducibili a partite IVA e, dunque, ad autonomi, quelle relative a IRPEF per lavoro autonomo e impresa, IRAP e IRES, per un ammontare complessivo di 49,5 miliardi.
Sono, infine, 35,8 i miliardi di evasione IVA in relazione ai quali è necessario distinguere tra:
Ciò equivale a dire che dei suddetti 35,8 miliardi di evasione IVA, 26,3 miliardi (il 73,4% del totale) sono riconducibili alle transazioni effettuate con consumatori finali non titolari di partita IVA, nelle quali converge il duplice interesse, da un lato, del titolare di partita IVA a non fatturare, così da non dover dichiarare i propri ricavi ai fini delle imposte sul reddito; dall’altro, della persona fisica consumatore finale di non pagare l’IVA in aggiunta al prezzo od al corrispettivo pagati per l’acquisto di un bene o la fornitura di un servizio da parte del primo.
Pertanto, volendo evidenziare la misura in cui siano suddivisibili – per categorie di contribuenti - i 107,7 miliardi di evasione fiscale e contributiva stimata, può tracciarsi il seguente prospetto: