È stato pubblicato l’Osservatorio statistico su lavoratori dipendenti e indipendenti, che integra i dati relativi a tutti gli assicurati presso le diverse gestioni previdenziali INPS, sia dipendenti che autonomi. Restituisce quindi una rappresentazione unitaria dell’“universo INPS” dei lavoratori, pari a oltre il 95% del totale degli occupati regolari in Italia.
Le categorie di lavoratori considerate sono tredici di cui:
- quattro afferenti al lavoro dipendente: dipendente privato, dipendente pubblico, operaio agricolo, lavoratore domestico;
- quattro afferenti al lavoro indipendente: artigiano, commerciante, agricolo autonomo, prestatore di lavoro occasionale (anche tramite il Libretto Famiglia);
- cinque sono articolazioni dei parasubordinati (iscritti contribuenti alla Gestione Separata): professionista non iscritto a una cassa previdenziale autonoma, amministratore, collaboratore (coordinato e continuativo), post laurea (i dottorandi e gli specializzandi in medicina), altro collaboratore.
Nel 2019 il numero di lavoratori dipendenti e indipendenti nell’anno è risultato pari a 25.630.000, in leggera crescita rispetto al 2019 (+0,3%). Dal 2015 il numero complessivo di lavoratori si è incrementato di quasi 569mila unità (+2,3%).
L’andamento dell’occupazione a livello di posizione prevalente è molto diversificato: il lavoro indipendente classico (artigiani, commercianti e autonomi agricoli) mostra una generale contrazione, con gli artigiani che tra il 2015 e il 2020 perdono circa 150mila unità (-9,1%), i commercianti 107mila (-5,1%) e gli agricoli autonomi 15mila lavoratori (-3,4%).
Il lavoro dipendente privato, in crescita fino al 2019, nel 2020, anno della pandemia, scende sotto i 15 milioni (-3,1%) con una significativa contrazione del numero medio di settimane lavorate.
Crescono i dipendenti pubblici del 4% tra il 2015 e il 2020, in particolare nell’ultimo anno (+2,6% rispetto al 2019); i lavoratori domestici presentano una crescita nel 2020 pari al +7% rispetto all’anno precedente; gli operai agricoli, dopo un momento di crescita tra il 2017 e il 2018, segnano un calo nell’ultimo biennio.
L’andamento dei parasubordinati, nel complesso, sia senza partita IVA (collaboratori, dottorandi, amministratori, ecc.) sia con partita IVA (professionisti senza Cassa previdenziale), è in netto calo con una perdita di 282mila lavoratori tra il 2015 e il 2020 (-15,8%).
Il reddito medio annuo (a prescindere dalla durata della prestazione) nel 2020 ammonta a poco meno di 22.000 euro.
A questo importo si allinea anche il reddito medio dei dipendenti nel settore privato. Al di sopra troviamo solo i lavoratori della Gestione Separata con compiti amministrativi (amministratori, sindaci, revisori, ecc.), con circa 48.500 euro e i dipendenti pubblici con poco più di 33.000 euro. Molto più bassi risultano i redditi medi di autonomi agricoli (12.700 euro), domestici e operai agricoli (7-8.000 euro) e ovviamente in coda si trovano i prestatori di lavoro accessorio (poco più di 1.200 euro di reddito medio annuo).