Secondo un’indagine di Confcommercio, solo un’impresa su dieci del comparto è in grado di prevedere quando il fatturato tornerà ai livelli precedenti la pandemia.
Al miglioramento della situazione sanitaria non corrisponde ancora - per le imprese del comparto turistico e dell'attrattività di Milano, Monza Brianza e Lodi - una maggiore fiducia sul ritorno dei fatturati ai livelli pre-Covid: è quanto emerge da un’indagine di
Confcommercio Milano su 350 imprese.
Per il 90% del campione, infatti, il clima di incertezza non permetta di fare previsioni, mentre il 60% non crede che per turismo e attrattività possa esserci una decisa ripresa a primavera avanzata e il 64% fatica a rilevare effetti positivi nell'attività con la diminuzione dei contagi e il progressivo ritorno alla normalità.
Detto che il mancato rinnovo della cassa integrazione Covid ha avuto ripercussioni per il 57% e che
il 55% ha subito una riduzione del personale fra il 10 e il 30%, l'intervento prioritario per le imprese di turismo e attrattività sarebbero aiuti per i
costi dell’energia (69%). Seguono la proroga di scadenze fiscali (56%), il rinnovo della cassa Covid (46%), la moratoria dei debiti bancari (43%). Per quanto riguarda poi le maggiori criticità in atto, il 61% indica il
calo del turismo, mentre a Milano in particolare il 54% delle attività patisce gli
effetti dello smart working (percentuale che si alza al 73% nelle imprese di ristorazione). Di notevole impatto anche lo
slittamento di fiere e congressi (50%).
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Il percorso per tornare ai livelli pre-Covid - afferma
Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza -
è ancora molto incerto soprattutto per il settore turistico e dell'attrattività. Pesano le perdite subite, il caro energia senza precedenti e le tensioni internazionali. In questa fase ancora molto critica è fondamentale sostenere le imprese con maggiori risorse e rinnovare le moratorie fiscali e creditizie''.