Dall’analisi condotta da Bankitalia emerge che l’inflazione potrebbe avvicinarsi all’8 per cento nel 2022 con probabilità di diminuzione nel 2023. La stessa, individua la causa principale nello stop all’importazione del gas russo.
Nel caso in cui la guerra si prolungasse, l’inflazione potrebbe oscillare tra il 5.6% e il 2.2% mentre, in una situazione di grande fiducia e di conclusione del conflitto, potrebbe variare tra il 4% e al 1.8%.
Nel documento, sono state apportate delle ipotesi illustrative in tema di inflazione, su un eventuale progredirsi o meno della guerra.
Quest’ultime segnalano un probabile stop al 2% nel biennio 2022-2023, dunque, nello scenario intermedio qualora si verificasse un ulteriore prosieguo del conflitto.
Nella circostanza di arresto totale della guerra, invece, potrebbe agguagliare il 3%; ed infine, per ultimo, un risultato al quanto negativo pari a mezzo punto potrebbe verificarsi nel caso di un più rigido stop al gas russo.
Banca d'Italia, inoltre, valuta come nei primi tre mesi del 2022, accompagnati da alta inflazione, pandemia da Covid-19 e, incertezza per la guerra in corso, il PIL abbia registrato - rispetto al periodo precedente - una diminuzione di circa mezzo punto percentuale.
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