20 aprile 2022
20 aprile 2022

Ore 16:00 - Rischio usura per oltre 30 mila piccole aziende secondo Confcommercio

Sempre più in aumento l’insicurezza a causa di questo reato

ANSA

Sempre più in aumento le attività criminali in Italia, in particolar modo l’usura che colpisce maggiormente le piccole aziende commerciali e pubblici esercizi.

Quanto riportato da fonti autorevoli, secondo alcuni dati emersi dall’analisi condotta da Confcommercio su fenomeni o attività illegali, presentata successivamente nella capitale la mattina del mercoledì, nel corso della nona edizione di “Legalità, ci piace!” si evidenzia un numero che oscilla tra le 26 mila e le 44 mila unità produttive.

L’anno 2021 è stata senza dubbio un periodo molto insicuro afferma Confcommercio, in cui varie imprese del terziario, in particolare imprese del commercio al dettaglio alimentare (15,1%) e gli alberghi (20%), al di là dell’emergenza pandemica hanno subito innumerevoli danni anche a causa del fenomeno dell’usura (27%).

È l'attività illegale più diffusa nel paese, in modo particolare nelle grandi città (16.2%) e al Sud (16.6%), seguito poi dall’abusivismo (22%), racket (21%) e furti (21%).

La percentuale dell’usura, è aumentata del 30% sia al sud che nelle grandi città;
l’11% degli imprenditori nella propria zona di attività, ha subito fenomeni di tipo usuraie, il restante 17.7% è preoccupato di poterli subire, soprattutto nelle grandi città e nel mezzogiorno dove l’usura è aumento rispettivamente del 22% e 19.1%.

Ad influire e “dare strada libera” alla criminalità, oltre alla pandemia è anche la guerra in Ucraina: a causa dei vari aumenti, le imprese a sostengono ulteriori costi diventando più fragili e, soprattutto, motivo in più, è quella di essere più esposto a causa di una radicale riduzione del volume d’affari.

Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, durante Giornata della Legalità di Confcommercio, ha evidenziato come l’attività dell’usura è sempre più in aumento ed in continua crescita da oltre il 27% degli imprenditori.

Ill 58.4% ritiene che si dovrebbe denunciare, il 33.6% non sa come reagire e il restante 6.4% pensa che non c’è rimedio a questo cancro.

Il punto nevralgico però, emerge in quel dato, 58.4% che, nonostante per gli imprenditori la denuncia sia il mezzo indispensabile per contrastare questa attività, al contempo mette tanta difficoltà e paura.

Nel mezzogiorno invece, tale attività è molto radicata ed accentuata, tant’è che tra gli imprenditori la possibilità di sporgere denuncia sale al 66.7%, contro il 9.1% cioè coloro che credano non si possa fare niente.

Nelle città medie-grandi, la propensione alla denuncia è minore, solo il 52%, mentre nelle città con una popolazione inferiore a 10 mila abitanti vi è l’incapacità su come reagire per contrastare l’usura o comunque altre attività di tipo estorsivo.

“Infine, spiega Confcommercio che il costo del silenzio delle vittime è alto e costa alle imprese italiane quasi 31 miliardi di euro”.

In conclusione, come riportato da alcune fonti, secondo Confcommercio, nell’anno precedente le perdite si aggirano sui 22 miliardi mentre, il totale della perdita complessiva annua del fatturato dei settori colpiti, è del 6.3% del valore aggiunto, ovvero 4.7 miliardi in meno.

In aggiunta a ciò, inoltre, vi è la possibilità di mettere a rischio circa 200 mila posti di lavoro regolari.
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