Lo scenario internazionale di crescita rallentata vede aprirsi il cantiere per la riforma del patto di Stabilità, la cui applicazione è sospesa per tutto il 2023, ma che Bruxelles dovrebbe reintrodurre dall’anno successivo. La Commissione presenterà così una comunicazione dettagliata sulle modifiche e novità del patto il prossimo 26 ottobre. L’obiettivo è quello di ricercare un terreno comune tra i Paesi membri. La regola del rientro di 1/20 all’anno per la parte di debito pubblico/Pil eccedente il 60% sembra essere quella con più pareri concordi, con un approccio di riduzione più graduale. Il periodo di aggiustamento sarà poi di quattro, massimo sette anni, in un percorso di rientro legato a riforme e investimenti. Riprendendo il modello del Pnrr in cui gli Stati sottoscrivono un contratto con l’Ue, nel quale si impegnano ad attuare un percorso discendente di spesa pubblica sostenuto da riforme e investimenti. Il periodo di incertezze, economiche e belliche, dopo peraltro la pandemia, ha contribuito a far lievitare i debiti pubblici, con una media in Eurozona del 94,7%, al 147,9% solo in Italia, rendendo probabilmente il percorso per arrivare a un accordo tra le capitali ancora più lungo e complesso.
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