Nel breve termine in Europa c’è più gas di quanto se ne consumi o se ne possa mettere da parte. Una situazione temporanea, è bene sottolinearlo, a cui si è arrivati dopo la corsa per il riempimento degli stoccaggi, con molti paesi come Francia, Belgio, Danimarca e Portogallo quasi al 100% della capacità e al 90%, mediamente, nel resto d’Europa. Nel Nord Europa nelle ultime settimane poi è iniziato un forte vento che ha sospinto la produzione di energia eolica, per di più nella maggior parte dell’Europa continentale le temperature rimangono decisamente elevate, tra i 4 e gli 8 gradi sopra la media stagionale. Il prezzo del gas è così iniziato a crollare, spingendo il Tft olandese ieri, in qualche momento della giornata, a registrare un prezzo del gas addirittura in negativo di circa 15 dollari. Un surplus che appare temporaneo e così viene riconosciuto anche dal mercato, che infatti continua a scambiare le consegne da dicembre in avanti a prezzi superiori ai 150 euro al megawattora, ma che registra questi picchi in molti casi a causa del caro energia: i consumi industriali sono diminuiti di un quarto, a causa delle fabbriche ferme per i rincari, i termosifoni sono ancora spenti, oltre che per le alte temperature, per un autunno di austerity programmato dalle politiche di riduzione dei consumi, anche se le temperature fossero state più basse.
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