Inizia anche in Italia l’applicazione dell’intelligenza artificiale alla giustizia, con numerosi progetti attivi in tutto il Paese: dall’ultimo in collaborazione tra Tribunale di Milano e Università, Corte di Cassazione e Iuss di Pavia, Scuola Sant’Anna con i tribunali di Genova e Pisa, l’Università di Bologna per i tribunali dell’Emilia-Romagna, o ancora l’Università e il Tribunale di Brescia. A sostenere le iniziative anche Mef e Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, che si sviluppa su più fronti, compreso quello della costruzione di una banca dati sulle sentenze di merito, da interrogare con sistemi algoritmici. Anche il ministero della giustizia, in occasione del Pnrr, aveva annunciato un data-lake giudiziario, un insieme non strutturato di dati giudiziari da interrogare con algoritmi per estrarre nuova conoscenza e portare verso la digitalizzazione 10 milioni di atti giudiziari. Un dibattito aperto ormai da anni anche a livello internazionale sulla classificazione come ad “alto rischio” dei software applicati nel settore giustizia. In una discussione al Parlamento europeo sono stati presentati emendamenti volti a escludere tutti gli applicativi che non riguardano i sistemi di giustizia predittiva ma a supporto delle attività forensi e giudiziali, ma ancora si attende un regolamento Ue.
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