Come rilevano i dati dell’Osservatorio Inps sul precariato, nei primi sette mesi del 2022 le cessazioni di rapporti lavorativi in Italia sono state 3.949.000, in aumento del 31% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e per tutte le tipologie contrattuali. Un fenomeno dilagante negli USA dopo la pandemia, e di minor portata in Italia ma che sottintende una trasformazione del panorama lavorativo. Sono infatti 1.079.000 le cessazioni per i contratti a tempo indeterminato, a fronte di 855.108 nello stesso periodo del 2021, con una variazione del 20,7%, il valore più elevato dell’ultimo decennio. Sono tuttavia state registrate anche 874.000 attivazioni per i contratti a tempo indeterminato, 444.000 quelle a tempo determinato, superando il record toccato negli ultimi dieci anni registrato nel 2019. Alle dimissioni corrisponde cioè un processo di ricollocamento, definendo un fenomeno che non riguarda dunque l’abbandono del lavoro, bensì un cambiamento di posizione.
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