La crisi finanziaria Ue ha causato diversi problemi che si sono ripercossi anche nel nostro Paese. Le banche sono meno disposte a concedere crediti alle Pmi, ostacolando da un lato l'accesso di queste ultime ai finanziamenti e, dall'altro, intaccando la fiducia delle imprese negli istituti di credito, il che le ha scoraggiate dal chiedere crediti.
Il settore bancario – sempre più sensibile in materia di capitali e di rischio – chiede maggiori garanzie e premi di rischio più elevati: due richieste che generano come risultato l’insufficienza dei finanziamenti e la perdita di affari e opportunità occupazionali in questo vastissimo settore dell’economia. Per tali ragioni, diventa essenziale lo sfruttamento delle potenzialità di crescita e occupazione offerte dalle PMI.
Spesso, per quest’ultime, l’accesso ai capitali diventa difficile a causa della mancanza di conoscenze specialistiche in materia finanziaria e giuridica. Infatti, nel maggior parte dei casi, le Pmi considerano la Legislazione nazionale ma anche europea un onere amministrativo e di difficile interpretazione, il che si ripercuote altresì sul loro accesso ai capitali.
Ecco l’importanza di avvalersi di un professionista come il “Dottore commercialista” che supporti la Pmi nella dialettica con le banche nonché nell’accesso ai finanziamenti previsti dagli Enti locali.
Il Dottore Commercialista dovrebbe creare all’interno del proprio studio una sorta di “sportello unico per le Pmi” per:
- incentivare la creazione di nuove imprese e di facilitare il loro accesso ai mercati finanziari;
- offrire agli imprenditori corsi di formazione programmi formativi adeguati in materia di accesso ai finanziamenti.
Altro elemento che blocca l’accesso al credito da parte delle Pmi è la notevole imposizione fiscale che complica di molto la vita delle Pmi. È importante che il legislatore caldeggi misure che consentano loro di chiedere con maggiore facilità l'accesso a programmi e finanziamenti nazionali ed europei.
Inoltre - in assenza di un deposito - accedere al credito risulta impossibile, questo vale sia le PMI che per le microimprese. Occorrerebbe che il Legislatore facesse uno sforzo per fornire garanzie bancarie al fine di favorire la creazione delle imprese. Nei periodi di crisi economica, il finanziamento deve essere un obiettivo prioritario per le PMI, infatti, è anche da qui che dipende la creazione di opportunità lavorative.
Bisognerebbe semplificare le procedure bancarie al fine di garantire un accesso non burocratizzato al capitale, contribuendo così a favorire la crescita, la creazione di posti di lavoro e l'innovazione.
Altro problema provocato dal mancato accesso ai finanziamenti bancari è stato il ritardo con cui il nostro Paese non ha applicato la direttiva sui ritardi di pagamento. Tema molto importante, considerato che il rallentamento osservato nei pagamenti delle transazioni commerciali, in un momento di grande difficoltà economica, ha gravemente compromesso la sostenibilità economica delle Pmi.
Bisogna far conoscere all’imprenditore gli apporti positivi delle nuove forme di finanziamento basate su programmi innovativi e indipendenti dalle banche, quali il "peer-to-peer lending", il microcredito, le obbligazioni delle Pmi e i prodotti di fatturazione, che possono apportare investimenti essenziali alle imprese sociali e ai giovani che avviano attività autonome.
Il
Peer to Peer Lending (P2P) è un prestito tra privati, un prestito personale erogato da privati ad altri privati attraverso siti di imprese o enti di social lending, senza passare attraverso i canali tradizionali rappresentati dagli intermediari finanziari autorizzati ai sensi dell’art. 106 del Testo Unico Bancario, il Dlgs n. 385 del 1993 (banche, società finanziarie, ecc.).
L’Italia è stata all’avanguardia nella regolamentazione del social lending.
Un primo importante passaggio è stato la Delibera della Banca d’Italia n. 586 del 2016 che fornisce una importante definizione:
"Il social lending (o lending based crowdfunding) è uno strumento attraverso il quale una pluralità di soggetti può richiedere a una pluralità di potenziali finanziatori, tramite piattaforme on-line, fondi rimborsabili per uso personale o per finanziare un progetto".
La delibera chiarisce che il social lending non costituisce raccolta di risparmio tra il pubblico.