Il nome l’hanno già trovato, “Britcoin”, sul resto ci stanno lavorando. L’assicura Rishi Sunak, cancelliere dello scacchiere britannico, che ha annunciato l’inizio delle studio di fattibilità per la valuta digitale anglosassone.
Una transizione necessaria per non perdere il treno su cui stanno per salire le più grandi economie del pianeta, come gli americani, gli europei e i cinesi, tutti impegnati nella fase delle valutazioni, teorie, analisi e proposte.
Per Sunak, si tratta senza mezzi termini del “più grande sconvolgimento nella storia del denaro”, ma che secondo alcuni studi preliminari porterebbe “vantaggi ai cittadini e alle imprese eliminando i fastidiosi costi delle operazioni bancarie e i tempi di trasferimento del denaro”. Nel corso di un’intervista rilasciata al “Daily Mail”, il cancelliere ha ammesso anche la parte più critica dell’operazione: “Una versione digitale della sterlina potrebbe portare ad una maggiore instabilità finanziaria, rendendo più difficile per le banche regolamentare l’economica con politiche monetarie, così come stabilire i tassi di interesse ed evitare che il minor passaggio di denaro attraverso le banche porti ipoteche, mutui e tassi di prestito a lievitare. È vero che il Britcoin sarebbe legato al valore della sterlina e sostenuto dalla banca centrale: questo, in linea del tutto teorica, dovrebbe impedire oscillazioni in termini di valore”.
Problemi che tenterà di risolvere la squadra di tecnici ed esperti del Ministero del Tesoro a cui è stato affidato il progetto con il tempo limite della fine dell’anno per riportare i risultati direttamente al cancelliere.
Dalle prime indiscrezioni, i negozianti potrebbero accettare la valuta digitale al pari della carta di credito o di debito, ma almeno inizialmente la quantità di Britcoin che ciascun cittadino potrà aver accesso sarà limitata.
Fra le voci scettiche quella del capo economista della “Bank of England”, che ha bollato l’idea della criptovaluta britannica “semplicemente fantasiosa”.
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