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Dal Dolore all'amore

Autore: Ester Annetta
Accade da un po’ di tempo che non riesca più a leggere i libri che compro in un tempo ragionevole: ne ho poco durante il giorno e, di sera (che è perlopiù già notte da un pezzo), la stanchezza accumulata è tanta che cedo al sonno dopo due sole pagine.

Credevo, perciò, che anche l’ultimo titolo acquistato sarebbe finito ad allungare la pila di quelli che sostano sul mio comodino, in attesa del loro turno di lettura, o che finiscono in valigia in occasione di una partenza. E difatti stavolta è stato proprio così.

Il tragitto era di quelli brevi, che quasi non si fa in tempo a partire che si è già arrivati, ma offriva comunque un tempo vacante, senza fogli da riempire né impegni da incastrare, finalmente sgombero. Perciò ho iniziato, ignara che il vero viaggio sarebbe stato proprio lì, tra quelle pagine.

“Come d’aria” non è un libro qualunque: non è un romanzo, non è un racconto, non è una poesia; eppure, è tutte queste cose messe insieme. È un inno potente all’amore, che, procedendo dalla narrazione diretta e lucida di una realtà faticosa e drammatica - quasi fosse un diario - riesce a trasmettere un messaggio di rara bellezza, infrangendo senza possibilità di scampo ogni tentativo di restare indifferenti.

Ada d’Adamo l’ha scritto quando era ormai chiaro che il suo compito terreno stava per concludersi, non perché l’avesse portato a termine ma perché non le restava più tempo. Così ha deciso che il finale della sua straordinaria storia necessitasse di parole, affinché il linguaggio che per anni era passato soltanto attraverso i corpi – il suo e quello di Daria, sua figlia, intessendo un legame talmente forte da giungere quasi a fonderle - potesse parlare a chiunque avesse voluto ripercorrere con lei le tappe di un viaggio incredibile.

Dal dolore all’amore.

Daria è nata con una gravissima malformazione cerebrale ‘che un “bravissimo” medico non è stato in grado di leggere da un’ecografia’. Non parla, non cammina e vede poco o niente: ”Ma allora è magica!”, esclama la piccola Viola che, a cinque anni, interroga il papà su cos’abbia quella bimba così particolare che non è in grado di fare ciò che fanno tutti gli altri bambini.

Ada invece è una danzatrice, che da sempre studia il corpo, l’armonia dei suoi movimenti, ciò che ogni singolo gesto, movimento, muscolo può trasmettere. Scrive saggi, in cui interpreta, teorizza, espone tutto ciò che la danza racconta. Ed è perciò un assurdo paradosso che sia toccata proprio a lei quella figlia “magica” che non ha mai conosciuto la forza di gravità “che il danzatore trasforma in arte quando dalla terra spicca il volo e quando alla terra torna, per cadere e di nuovo rialzarsi”.

In una lettera del 2008, “uscita d’impeto dal petto come un grido”, indirizzata ad Augias e pubblicata su ‘La Repubblica’, Ada ha scritto “La chiesa, la politica, la medicina smettano di guardare alle donne come a puttane che non vedono l’ora di uccidere i propri figli. L’aborto è una scelta dolorosa per chi la compie, ma è una scelta e va garantita. Anche se mi ha stravolto la vita, io adoro la mia meravigliosa figlia imperfetta. Ma se avessi potuto scegliere, quel giorno, avrei scelto l’aborto terapeutico.

Attorno a quella confessione tragica e audace, ruota tutta la sua consapevolezza, ma soprattutto la forza di una madre che è stata capace di capovolgere il suo destino per reinventare un nuovo modello di vita con e per sua figlia.

Sei Daria. Sei D’aria. L’apostrofo ti trasforma in sostanza lieve e impalpabile”.

La leggerezza con cui l’autrice riesce a descrivere sua figlia - al di là delle sue gravi compromissioni, delle difficoltà che quotidianamente l’accompagnano, dei difetti di una società che a partire dall’intricata burocrazia fino ad arrivare alle falle della normativa scolastica (virtuosa sulla carta ma inefficace in concreto) è irta di ostacoli all’inclusione – è la stessa che tratteggia la loro relazione, fatta di abbracci, di mani che si toccano, di visi che si uniscono, di “pancia contro pancia” e di ogni segno di corporeità attraverso cui avviene un contatto più intimo e misterioso, che unisce e comunica, pur in assenza di parole, tutto ciò di cui è fatto quel loro mondo: fatiche quotidiane, segreti, rabbia, gioia, tristezza, tenerezza.

Perciò il ‘diario’ di Ada diventa la testimonianza forte, autentica e perfetta di un legame meraviglioso, sublimato nell’amore: quell’amore che davvero rende due persone tutt’uno, capaci di intendersi attraverso le sensazioni e le emozioni, anche quando non ci sono (non possono esserci!) le parole a descriverle.

C’è tanto dolore, ma non c’è alcun lamento. C’è tanta fatica, ma non c’è disperazione. C’è tanta difficoltà, ma non c’è resa. Nemmeno quando Ada scopre di avere un tumore. Nasce anzi proprio allora l’esigenza di lasciare a Daria una traccia, quasi una lunga lettera, che ripercorra le loro vite e il loro rapporto e che possa essere un faro per chi avrà cura di lei e di suo padre nell’imminente ‘dopo di noi’ che si prospetta. Ma anche per chiunque saprà aprire il cuore alla meraviglia e alla potenza di un amore assoluto e senza barriere.

Perché di fronte a una sofferenza così grande, la Grande Fuga è immediata, la malattia spaventa tutti, e la solitudine amplifica ogni cosa, il senso di impotenza, lo stato di sospensione e di incertezza, l’insensatezza della parola “futuro”. Amplifica anche l’amore.

“Come d’aria” va letto tutto d’un fiato (oltre il tempo di poche fermate di treno!), capace com’è di saziare una fame d’umanità che mai dovremmo smettere di alimentare. E di renderci increduli e storditi di fronte alla capacità di una madre di convertire in bellezza e vita anche il dolore: “Desideravo la bellezza e l’ho avuta: ho avuto te”.

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“Come d’aria” è stato pubblicato a gennaio da Elliot, dopo che numerose altre case editrici l’avevano rifiutato. Il 30 marzo l’editore ha annunciato all’autrice che il suo libro era entrato nella dozzina dei finalisti del premio Strega. Due giorni dopo Ada d’Adamo è volata via.
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