Figli della digitalizzazione e della globalizzazione, abituati a viaggiare e confrontarsi e misurarsi con culture e contesti lontani da quelli d’origine: le nuove generazioni sono le prime, davvero, con individui cittadini del mondo. E questo è un fenomeno che si contraddistingue per la giovane età e non per l’origine, anche se, come è facile intuire, sono proprio i ragazzi con radici migratorie a rappresentare la punta avanzata di questa tendenza cosmopolita.
“Dove ti immagini tra 10 anni?” - In Italia, il 59% dei giovani stranieri sogna un futuro all’estero. Il dato arriva direttamente dal Rapporto annuale Istat, e la percentuale si riferisce a veri giovanissimi, gli studenti stranieri delle scuole secondarie. Tra questi il paese di nascita è relativamente rilevante, tanto che solo l’11,6% dei ragazzi sceglierebbe la meta del Paese di nascita, proprio o dei propri genitori. La quota di chi sceglie un Paese diverso dall’Italia e da quello di origine è invece del 47,4%. Una percentuale, peraltro, decisamente più alta rispetto a quella dei giovani italiani, che si ferma al 42%. La meta prediletta? Gli Stati Uniti, in una corsa al sogno americano che conservatorismi e crisi dei diritti non sembrano voler fermare. Anche tra i giovanissimi di origine straniera, ma con cittadinanza italiana acquisita, è contenuta la quota di chi vede il proprio futuro in Italia: il 39,8%. Le origini e le radici poi diventano di primaria importanza quando si parla di intenzioni per il futuro: per i ragazzi cinesi e filippini si rileva la quota più contenuta di coloro che da grandi vogliono vivere in Italia, rispettivamente il 37,5% e il 32,4%. La percentuale più alta di chi si vede stabilmente nel nostro Paese si registra invece per i marocchini, con il 44,1%, gli albanesi 41,7% e i romeni 40,2%.
L’importanza dei giovani stranieri - Numeri importanti e da tenere in considerazione vista la sempre più consistente presenza di giovanissimi stranieri nel nostro Paese. Il rapporto tra le generazioni è infatti nettamente più vantaggioso per gli stranieri, rispetto a quanto avviene per gli italiani. I ragazzi con meno di 18 anni rappresentano il 20% della popolazione straniera: per ogni anziano ci sono più di 3 giovanissimi, tra gli 0 e i 14 anni. Basti pensare che, per quanto riguarda gli italiani, per ogni anziano c’è solo “mezzo” giovane, e la quota di minorenni è inferiore al 16%.
Genere e situazione economica - Ad accomunare questa generazione, che condivide dinamiche sociali, aspirazioni e timori, è l’atteggiamento verso il futuro: all’indagine Istat ha risposto “il futuro mi affascina”, contro “il futuro mi fa paura” o “non penso al futuro”, quasi il 50%, sia tra stranieri, sia tra italiani. Una distinzione importante, segnale di un disagio generazionale e di genere, che punta di nuovo il dito su una società figlia di disuguaglianze e disparità, è quello delle risposte tra maschi e femmine: la percentuale di ragazze “affascinate dal futuro” è nettamente più contenuta, nel complesso, rispetto a quella dei ragazzi. Mentre assume maggiore rilievo la modalità “il futuro mi fa paura”: tra gli stranieri 38,5% delle alunne e dal 24,0% degli alunni, con percentuali vicine per i giovani italiani. Una sostanziale differenza che ritorna rispetto all’idea di vivere all’estero: il 66,3% delle ragazze straniere vorrebbe vivere in un paese diverso, contro il 52% dei coetanei maschi. Una simile differenza riscontrata poi tra gli italiani, con il 48,4% delle ragazze contro il 35,8% dei ragazzi. A pesare sull’idea del Paese in cui ci si immagina da grandi è anche la situazione economica percepita: quanti ritengono la propria famiglia come abbastanza o molto povera sognano di vivere all’estero nel 51,4% dei casi, mentre la percentuale crolla al 38,4% quando la famiglia è percepita come abbastanza o molto ricca.
Pericolo fuga di cervelli - Tutti dati, insomma, che mettono in luce l’urgenza e l’esigenza di iniziare a offrire ai giovani nuove e concrete opportunità per il futuro. Una tendenza che indica una dispersione di prezioso capitale umano per un Paese che invecchia sempre di più e sempre più velocemente