Sono stati pubblicati ieri dall’INAIL i dati relativi agli infortuni ed alle morti sul lavoro relative al primo semestre 2021. Numeri che vengono confrontati con lo stesso periodo del 2020 e che per via delle misure draconiane imposte per il contenimento della pandemia hanno poco valore in termini relativi. Rimangono invece significativi i numeri assoluti.
In modo particolare, l’Istituto tiene a precisare che in relazione al primo semestre del 2020 è stato endemico il fenomeno della “manifesta tardività nella denuncia, anomala ma rilevantissima, generalizzata in tutti i mesi, ma amplificata soprattutto a marzo 2020, mese di inizio pandemia, che ne inficia la comparazione con i mesi del 2021”.
Sempre secondo l’INAIL, “gli open data mensili per il periodo gennaio-giugno 2020 non quantificano, infatti, un rilevante numero di “tardive” denunce (in particolare mortali) da contagio da Covid-19, data la circostanza non sempre chiara, emersa soprattutto agli inizi della pandemia e prima dell’emanazione delle circolari Inail n. 13 del 3 aprile 2020 e n. 22 del 20 giugno 2020, di ricondurre la natura dei contagi da nuovo Coronavirus a infortunio sul lavoro (in quanto la causa virulenta è equiparata alla causa violenta) e non a malattia professionale”.
A seguito di questa premessa è però opportuno precisare che nel primo semestre del 2021 ci troviamo di fronte ad una crescita del numero di malattie professionali e di infortuni, ma allo stesso tempo di una decrescita delle morti sul lavoro.
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’INAlL entro lo scorso mese di giugno sono state 266.804, quasi 22mila in più (+8,9%) rispetto alle 244.896 dei primi sei mesi del 2020, sintesi di un decremento delle denunce osservato nel trimestre gennaio-marzo (-10%) e di un incremento nel periodo aprile-giugno (+40%), nel confronto tra i due anni.
I dati rilevati al 30 giugno di ciascun anno evidenziano nei primi sei mesi del 2021 un aumento a livello nazionale degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+17,9%, da 27.201 a 32.065 casi), che sono diminuiti del 33% nel primo bimestre di quest’anno e aumentati del 90% nel periodo marzo-giugno (complice il massiccio ricorso allo smart working nello scorso anno, a partire proprio dal mese di marzo), e un incremento del 7,8% (da 217.695 a 234.739) di quelli avvenuti in occasione di lavoro, calati del 9% nel primo trimestre di quest’anno e aumentati del 34% nel successivo trimestre aprile-giugno.
Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato del 6,7% nella gestione Industria e servizi (dai 209.118 casi del 2020 ai 223.162 del 2021), del 7,3% in Agricoltura (da 12.068 a 12.950) e del 29,4% nel Conto Stato (da 23.710 a 30.692). Si osservano incrementi generalizzati in quasi tutti i settori produttivi tranne, in particolare, in quello della “Sanità e assistenza sociale”, che nei primi sei mesi di quest’anno presenta una diminuzione del 35,8% (sintesi di un +163% del primo bimestre e di un -68% del periodo marzo-giugno) degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro rispetto al pari periodo del 2020, pur distinguendosi ancora per numerosità di eventi, e nel settore dell’alloggio e ristorazione (-10,9%).
Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione delle denunce soltanto nel Nord-Ovest (-5,5%), al contrario delle Isole (+19,0%), del Sud (+17,0%), del Centro (+17,0%) e del Nord-Est (+15,6%). Tra le regioni si registrano decrementi percentuali solo in Valle d’Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Trento e Lombardia, mentre gli incrementi percentuali più consistenti sono quelli di Basilicata, Molise e Campania. L’aumento che emerge dal confronto dei primi semestri del 2020 e del 2021 è legato alla sola componente maschile, che registra un +17,6% (da 142.774 a 167.852 denunce), mentre quella femminile presenta un decremento del 3,1% (da 102.122 a 98.952).
Per quanto riguarda, invece, le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel primo semestre del 2021 sono state 538, 32 in meno rispetto alle 570 registrate nei primi sei mesi del 2020 (-5,6%). “Il confronto tra il 2020 e il 2021 – sottolinea l’INAIL - richiede però cautela, in quanto i dati delle denunce mortali degli open data mensili, più di quelli delle denunce in complesso, sono provvisori e influenzati fortemente dalla pandemia da Covid-19, con il risultato di non conteggiare un rilevante numero di “tardive” denunce mortali da contagio, in particolare relative al mese di marzo 2020”.
A livello nazionale i dati rilevati al 30 giugno di ciascun anno evidenziano per il primo semestre di quest’anno un aumento solo dei casi in itinere, passati da 85 a 94 (+10,6%), mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono stati 41 in meno (da 485 a 444, -8,5%). L’aumento ha riguardato solo le gestioni assicurative dell’Agricoltura (da 41 a 58 denunce mortali) e del Conto Stato (da 24 a 33), mentre l’Industria e servizi segna un -11,5% (da 505 a 447 denunce). Dall’analisi territoriale emerge un aumento nel Sud (da 115 a 157).
Per quanto riguarda denunce di malattia professionale protocollate dall’INAIL nei primi sei mesi del 2021 sono state 28.855, 8.518 in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+41,9%), sintesi di un calo del 26% nel periodo gennaio-febbraio e di un aumento del 114% in quello di marzo-giugno, nel confronto tra i due anni.
“Le patologie denunciate tornano quindi ad aumentare – fa presente l’INAIL - dopo un 2020 condizionato fortemente dalla pandemia con denunce in costante decremento nel confronto con gli anni precedenti”. I vari stop e ripartenze alle attività produttive hanno, infatti, ridotto nel 2020 l’esposizione al rischio di contrarre malattie professionali. Allo stesso tempo lo stato di emergenza, le limitazioni alla circolazione e gli accessi controllati a strutture sanitarie di vario genere hanno disincentivato e reso più difficoltoso al lavoratore la presentazione di eventuali denunce di malattia durante tutto l’anno, rimandandola al 2021.
Tra le patologie più frequentemente contratte su luogo di lavoro troviamo quelle relative al sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e dell’orecchio, che sono le prime tre malattie professionali denunciate, seguite da quelle del sistema respiratorio e dai tumori.