Sono moltissimi i marchi che hanno risposto all’invasione russa dell’Ucraina sospendendo la vendita dei propri prodotti in Russia. Fra i nomi più noti, certamente, Apple e Samsung, ma la riposta, o meglio escamotage, del Cremlino non si è fatta attendere: si è subito ricorsi, infatti, al meccanismo dell’import parallelo, sbloccato da un decreto del 28 giugno scorso firmato proprio da Putin. Per oltrepassare una nuova cortina di ferro, evitare negozi vuoti ed evitare un calo eccessivo della domanda, il Governo russo ha dato il via libera all’importazione nella Federazione di prodotti e marchi senza un’autorizzazione del produttore. In una dinamica, per adesso, definita temporanea.
I prodotti interessati - In Russia il mercato dell’elettronica e dell’informatica aveva visto infatti un calo del 14% per Apple e del 15% di Samsung, con l’affacciarsi sul panorama verso oriente di marchi perlopiù cinesi. I principali partner sono però corsi ai ripari e il Governo ha risposto utilizzando tutti i canali e i meccanismi possibili nell’ambito della legge per ampliare l’assortimento e assicurare prezzi abbordabili, come ha spiegato Valerija Andreeva, rappresentante della catena M.Video-Eldorado.
Nella lista del ministero sono così rientrati tutti quei prodotti per cui non esistono alternative made in Russia, o che per blocchi logistici non sono più rientrati nei territori della Federazione: smartphone, ricambi elettronici, beni di consumo quotidiano, apparecchi sanitari, brand cosmetici e di moda, materiali da costruzione: elencati dal Ministro di Industria e Commercio, in gran parte di compagnie che spontaneamente avevano deciso di lasciare il mercato russo.
Aggirare l’isolamento - Dalle istituzioni subito la risposta: l’obiettivo era quello di tutelare i consumatori e i cittadini, nell’ambito delle sanzioni imposte dai Paesi ostili, nella personalissima black list dello zar del nostro secolo. La merce dovrà essere messa in circolazione nel Paese di origine e poi portata in Russia da Paesi terzi – con probabilità: Cina, Turchia, Armenia, Kazakhstan –, intermediari. Senza sanzioni, certo, pure in mancanza di autorizzazione, a patto però che non si tratti di merce contraffatta. La palla viene rimbalzata quindi ai produttori stessi: quanti punteranno i piedi, non volendo rientrare nel mercato russo, quanti chiuderanno occhio, favorevoli all’export senza dichiararlo in Occidente.
Nuove, incerte prospettive di mercato - Un meccanismo peraltro legale in altre grandi potenze, come Usa o Regno Unito, ma che secondo gli esperti non basterà a coprire la richiesta totale delle importazioni tecnologiche. Di certo una nuova forma di business che potrebbe aprire ad altre frontiere in tema di export e mercato russo, sicuramente una buona notizia per chi già operava nell’ambito dell’import parallelo, che si è visto aumentare il numero di partner e beni disponibili solo su questo fronte. Specialmente considerando che si tratta anche, in alcuni casi, di acquisti essenziali, come quelli dei macchinari per gli ospedali.
Un mercato grigio, non nero poiché i prodotti non sono contraffatti ma solo non autorizzati, e che non lascia Mosca senza preoccupazioni: un regime che apre, in sostanza, a un mercato non controllato e non verificabile in dogana.
In ombra anche le procedure che riguarderanno questa modalità: quali siano di preciso i prodotti, quale sia il legame con i produttori e con il marchio registrato. Con il rischio, soprattutto, che tra le categorie e i codici indicati siano presenti prodotti sanzionati.