24 settembre 2024

L’Inps a caccia dei falsi pensionati residenti all’estero

Scatta la seconda fase del piano di controlli 2024-2025: c’è tempo fino al 18 gennaio prossimo per inviare il documento che certifica “l’esistenza in vita”

Autore: Germano Longo
Ogni mese, dagli uffici dell’Inps partono 1,6 miliardi di euro divisi in 310mila assegni pensionistici destinati a più di 160 Paesi al mondo, dove ufficialmente vivono altrettanti italiani che hanno scelto di trascorrere la vecchiaia lontani dall’Italia.

Una lontananza fisica che spesso si presta a truffe e furberie su cui l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale è al lavoro per arginare quanto più possibile il fenomeno.
In rete non mancano le notizie di numerose operazioni della Guardia di Finanza che nel tempo è riuscita ad accertare il decesso di centinaia di pensionati residenti all’estero mai comunicato alle Ambasciate e tantomeno all’Inps, lasciando ampio spazio ai parenti delegati di continuare ad incassare l’assegno mensile.

Anche per questo, nei mesi scorsi è ufficialmente partito il piano di “accertamento dell’esistenza in vita per gli anni 2024 e 2025” che in questi giorni sta entrando nel vivo della seconda fase, accompagnato da un avviso perentorio dell’Istituto: si tratta di una verifica “necessaria e obbligatoria”.

A gestire l’operazione di controllo è “CitiBank”, gruppo bancario internazionale specializzato nella fornitura di servizi finanziari, che chiede ai “pensionati residenti all’estero di fornire un’attestazione di esistenza in vita recante, oltre alla firma del pensionato, anche quella di un operatore di patronato, di un funzionario di ufficio consolare o di un’autorità locale abilitata”. Insomma, qualcuno che garantisca di aver visto il beneficiario della pensione di persona, vivo e vegeto.

Pochi giorni fa sono state avviate le richieste indirizzate a destinatari residenti fra Africa, Oceania ed Europa, con eccezione dei Paesi come Francia, Germania, Svizzera, Belgio e Australia, con cui sono in vigore accordi di comunicazione sui decessi, e ancora dei Paesi scandinavi e quelli dell’Est europeo che rientravano nella prima fase degli accertamenti. Anche se, per ridurre il rischio di pagamenti dopo la morte del beneficiario e prevenire le enormi difficoltà di eventuali azioni di recupero delle somme indebitamente pagate, alcuni pensionati potranno essere coinvolti nella verifica dell’esistenza in vita, indipendentemente da dove vivano o risiedano.

La procedura di verifica è assai semplice: gli interessati possono fornire la prova di esistenza in vita inviando il modulo apposito alla casella postale PO Box 4873, Worthing BN99 3BG, United Kingdom, controfirmato da un “testimone accettabile”, che significa un rappresentante di un’ambasciata o un consolato Italiano o un’autorità locale abilitata ad avallare la sottoscrizione, o ancora attraverso operatori di Patronato autorizzati ad accedere al portale predisposto da Citibank, attivo per chi necessita di assistenza.

Nel caso in cui il pensionato sia in uno stato di infermità fisica o mentale, o si tratti di persone che risiedono in strutture pubbliche o private, o ancora di anziani affetti da patologie che ne impediscano gli spostamenti o di soggetti incapaci o reclusi, il Servizio di supporto di Citibank renderà disponibile un modulo alternativo di certificazione di esistenza in vita.

Le richieste sono da restituire entro il 18 gennaio del prossimo anno, e in caso di mancata produzione della documentazione il pagamento della pensione di febbraio 2025 sarà possibile solo di persona e in contanti presso le agenzie “Western Union”, con la data ultima del 19 febbraio per inviare quanto richiesto, pena la sospensione del pagamento della pensione dal successivo mese di marzo.

Oltre a combattere le frodi, il programma di verifiche riveste un anche un valore educativo per sensibilizzare i pensionati sull’importanza della gestione oculata delle risorse economiche. In questo senso, la verifica dell’esistenza in vita non è solo un dovere burocratico, ma soprattutto un mezzo per proteggere gli interessi collettivi e garantire la sostenibilità del sistema pensionistico.
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