È dell’onorevole di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, l’interrogazione sulle criticità delle certificazioni uniche dell’INPS relative alla cassa integrazione prevista per l’emergenza COVID. «In base alle disposizioni vigenti – si legge sul sito della Camera dei Deputati - i lavoratori inseriti in cassa integrazione dal proprio datore di lavoro proprio per l'emergenza COVID-19, avranno due certificazioni uniche: una dell'Inps per quanto da questo ente corrisposto ed una dal datore di lavoro».
Il deputato Bignami sottolinea come «Il transito di un contribuente in cassa integrazione, quando l'indennità è corrisposta direttamente dall'Inps, non è neutrale da un punto di vista fiscale. Il percettore, infatti, si troverà nella situazione della doppia certificazione unica; nel caso specifico sia quella dell'Inps per il trattamento della cassa integrazione, sia quella del datore di lavoro per il lavoro dipendente prestato».
Una circostanza da cui pare sorgere un problema.
Stando a quanto scritto dall’onorevole di Fratelli d’Italia, «il problema è rappresentato dal fatto che i due soggetti coinvolti, il datore di lavoro e l'ente previdenziale, rileveranno le imposte, sotto forma di ritenute, come sostituti di imposta, per conto del lavoratore, basandosi su quanto da loro erogato, e non sul reddito complessivo. Di conseguenza, per il contribuente in cassa integrazione, come generalmente per tutti coloro con doppia certificazione unica, la predisposizione del modello 730 o dell'Unico PF sarà obbligatoria, perché necessaria per quantificare i corretti saldi di imposta sul reddito complessivo, in quanto le trattenute dell'ente previdenziale e del datore di lavoro sono calcolate su quanto da ciascuno corrisposto e non sul reddito complessivo».
Qual è il punto cruciale?
«l'Inps – continua Galeazzo Bignami - a differenza di altri sostituti di imposta, come ad esempio i datori di lavoro, non consegna al contribuente la certificazione unica, ma dovrà essere quest'ultimo a premurarsi di scaricarla dal sito internet dell'Ente ovvero dal proprio cassetto fiscale. Occorre precisare che, per tale operazione, il contribuente dovrà essere in possesso della identità digitale».
Una precisazione a cui si somma un altro problema.
Esiste infatti «una vasta platea di cittadini che purtroppo non è in possesso dell'identità digitale (Spid), per i quali è quindi difficile reperire la certificazione unica.Nell'impossibilità di estrarre la CU dell'Inps, i contribuenti – ignari di aver prodotto un altro reddito – saranno destinatari di accertamenti nei prossimi anni con aggravio di sanzioni ed interessi».
A questo punto si ritiene necessario comprendere tramite risposta fornita dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali «se ritenga doveroso ed opportuno adottare le iniziative di competenza affinché l'Inps invii le certificazioni uniche tramite posta raccomandata direttamente ai contribuenti interessati, ovvero a coloro che sono impossibilitati, per varie ragioni, a reperire la documentazione richiesta perché non in possesso della identità digitale; e se ritenga doveroso adottare le iniziative di competenza per evitare che i contribuenti siano inutilmente sanzionati, data anche la difficile congiuntura economica che il nostro Paese sta vivendo».
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