Il conto a fine anno sarà di 16,7 miliardi: è la stima che l’Unem (Unione Energie per la Mobilità), l’associazione che raggruppa le aziende petrolifere, ipotizza sull’aumento della bolletta petrolifera, contro gli 11,8 dello scorso anno. Per l’Italia, uno scontrino da 4,9 miliardi di euro dovuto alla crescita dei prezzi, stimata in 3,7 miliardi, a cui aggiungere 1,2 miliardi dovuti alla ripresa dei consumi dopo la profonda depressione pandemica. Arrivando ai numeri che contano, significa fra i 7 ed i 10 centesimi al litro per gli automobilisti.
L’Unem ha approfittato dell’assemblea annuale per tracciare una sorta di bilancio che inizia dallo scorso anno, quando la domanda di energia è scesa del 9,3% e il petrolio è crollato del 16%. Perdite recuperate abbondantemente nei primi cinque mesi di quest’anno specie dal gas, seguito dal petrolio ancora in contrazione ma ormai, sembra, prossimo al recupero, a fronte di un misero 2% di crescita per le fonti di energia rinnovabile, settore che oggi copre il 30% grazie a idroelettrica, eolico e fotovoltaico. Una cifra confortante, ma ancora del tutto insufficiente a coprire l’incremento.
“La domanda di energia ha ripreso a crescere in modo significativo ed è in larga parte coperta dalle fonti fossili, che in assenza di soluzioni realmente alternative nel soddisfare i fabbisogni essenziali soprattutto nelle zone più povere del pianeta saranno ancora dominanti per diversi decenni – sottolinea il presidente dell’Unicem Spinaci – nel 2021 la domanda di energia dovrebbe crescere del 4,6%, e l’80% della richiesta sarà coperta da fonti fossili. La domanda del petrolio, in particolare, nonostante un recupero stimato del 6,2%, nel 2021 sarà ancora inferiore del 3% rispetto al 2019. L’oro nero è ancora la prima fonte di energia, con una quota di oltre il 30%, seguita dal carbone con il 26% e del gaso con il 23%”.
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