Alle spalle della recentissima decisione della Corte di Giustizia dell’UE, secondo cui gli artisti sono liberi di affidare a chi preferiscono la gestione dei diritti delle loro opere, c’è una lunga battaglia contro la “Siae” (Società Italiana Autori ed Editori), da tempo accusata di monopolio e su cui l’Antitrust tempo fa aveva aperto un procedimento per abuso di posizione dominante, segnalando al Governo l’urgenza di aprire il mercato alla concorrenza.
Nata nel 1882 per l’esigenza sempre più diffusa di tutelare e riconoscere i diritti agli autori, la società pubblica è finita più volte al centro di polemiche seguite da numerose richieste di abolizione. La questione del diritto d’autore in Italia è sempre stata un ingarbugliato susseguirsi di decisioni e interpretazioni che lasciavano tutti scontenti. La gestione dei denari derivanti da vendita, messa in onda e riproduzione di opere dell’arte e dell’ingegno è rimasta saldamente nelle mani della SIAE fino al 2016, quando la direttiva 26 del 2014, nota come “Barrier” (dal nome dell’allora commissario interno), liberalizza la raccolta dei diritti d’autore, un giro d’affari valutato dalla UE in circa 6 miliardi di euro all’anno.
A sorpresa, sul mercato italiano si affaccia “Soundreef”, una startup britannica che inizia ad offrirsi come alternativa per gestire i diritti di radio, televisione, internet e stampa dei dischi, in pratica la parte più ghiotta e ricca del mercato. E l’Italia, costretta ad adeguarsi, sceglie una “democristiana” via di mezzo: possono raccoglie i diritti d’autore solo le associazioni cooperative OGC (Organizzazioni di Gestione Collettiva) e non entità di gestione indipendenti private (Egi), una norma che costringe Soundreef a riunire i propri assistiti in una cooperativa, la “LEA” (Liberi Editori e Autori) per assoggettarsi alle regole italiane.
Seguono anni di battaglie legali che nel 2017 costringono la Siae a riconoscere la LEA, proprio mentre all’orizzonte si profila un altro arrivo: “Jamendo”, società lussemburghese specializzata in radio in store, che evita l’obbligo di comunicare la propria presenza all’Agcom, spingendo la LEA ad andare per vie legali, che sfociano nell’arrivo davanti alla Corte del Lussemburgo, dove il 21 marzo scorso la querelle è arrivata alla fine con una sentenza secondo cui le norme italiane “Costituiscono una restrizione alla libera prestazione dei servizi. Sebbene tale restrizione possa in linea di principio essere giustificata dall’imperativo consistente nel tutelare i diritti di proprietà intellettuale, essa non è proporzionata poiché preclude in modo generale e assoluto a qualsiasi entità di gestione indipendente stabilita in un altro Stato membro di svolgere la sua attività nel mercato di cui trattasi. La Corte sottolinea che misure meno lesive della libera prestazione dei servizi consentirebbero di conseguire l’obiettivo perseguito. Di conseguenza, la Corte rileva che la normativa italiana contestata non è compatibile con il diritto dell’Unione”.
Una sentenza che chiama in causa anche governo e parlamento, chiamati ad adeguare la normativa nazionale alla decisione della Corte UE, visto che secondo i giudici lussemburghesi, “Esiste un problema di proporzionalità tra la restrizione assoluta alla concorrenza della legislazione cassata e la protezione del diritto d’autore, comunque valida”.
“Questo rappresenta non solo una vittoria significativa per Soundreef ma anche un passo avanti fondamentale per i diritti degli autori, compositori ed editori in Italia e in tutta Europa – ha commentato Davide d’Atri, fondatore di Soundreef - dopo anni di impegno per promuovere un ambiente di mercato più inclusivo ed innovativo, celebriamo il riconoscimento della necessità di un mercato liberalizzato che accolga le entità private. Questa decisione è un chiaro segnale che il futuro della gestione del diritto d'autore è orientato verso l'innovazione, offrendo ai titolari dei diritti opzioni di gestione migliorate”. Oggi Soundreef rappresenta 43mila tra autori, compositori ed editori, di cui 26mila solo in Italia), fra cui spiccano i nomi come Gigi D’Alessio, J-Ax, Laura Pausini, Ultimo e Sfera Ebbasta.
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