23 ottobre 2024

La Manovra 2025, uno slalom fra bonus, obblighi e nuove detrazioni

Prorogati i bonus mobili ed elettrodomestici, che però rientrano nel nuovo “quoziente familiare”, mentre fa discutere l’obbligo di pagamenti tracciabili per le spese di trasferta

Autore: Germano Longo
Si stringono i tempi della Manovra 2025, che preceduta da una conferenza stampa di presentazione, ieri è approdata alla camera.

Una finanziaria articolata in numerosi punti che, da buona tradizione, il Governo definisce la migliore possibile in tempi difficili come questi, ma al contrario bocciata tout-court dalle opposizioni.

Oltre all’ingente pacchetto di misure a sostegno delle famiglie e la stangata sulle criptovalute, già affrontate nei giorni scorsi su queste pagine, la legge di Bilancio prevede anche la proroga dei bonus mobili e grandi elettrodomestici, due voci destinate però a rientrare nella stretta alle spese detraibili, che sarà parametrata in base al nuovo “quoziente familiare” che calcola reddito e numero di figli. Un nuovo parametro di calcolo che non avrà effetto retroattivo, tagliando di fatto le spese effettuate in passato, comprese quelle affrontate per i lavori del Superbonus.

Nel taglio degli oneri previsti dal quoziente familiare rientreranno anche le spese mediche e gli interessi passivi sui mutui prima casa, ma solo per i finanziamenti erogati dal 2025.

Chiaro l’intento del meccanismo: favorire le famiglie più numerose e con redditi bassi, a cui sarà riservato un plafond più alto di oneri detraibili per abbattere le imposte o ottenere rimborsi nel 730.

Una stretta che risparmia i contributi previdenziali e assistenziali, i contributi per colf e badanti, gli assegni al coniuge e la previdenza complementare, voci escluse dalle soglie del reddito (8% fino a 50mila euro, 6% da 50mila a 100mila euro, 4% oltre i 100mila euro) e alla composizione del nucleo familiare, che quindi continuare a essere dedotte con i limiti attuali.

Il tetto delle detrazioni, modulato su tre fasce di reddito (fino a 50mila euro, tra 50 e 100mila, e oltre 100mila euro), ha come obiettivo creare un effetto benefico insieme il taglio delle aliquote Irpef, e i più penalizzati saranno i single con redditi superiori a 100 mila euro. Secondo una simulazione realizzata dal “Corriere della Sera”, chi ha un reddito fino a 50mila euro potrà portare in detrazione spese pari all’8%, equivalenti a 4mila euro, mentre chi ha tre figli raddoppia il tetto, che arriva a 8mila euro annui.

Riconfermato il bonus mobili, con un tetto di spesa fissato in 5mila euro: si tratta di una detrazione Irpef del 50% per gli acquisti effettuati dal 2021 al 2024, divisi in dieci quote annuali per tetto massimo di spesa di 16mila euro per il 2021, 10mila per il 2022, 8mila per il 2023 e 5mila per il 2024. Sul tema, confermato anche il bonus ristrutturazioni, con il 50% su un tetto massimo di 96mila euro riservato unicamente alle abitazioni principali. Dal prossimo anno, il bonus per le seconde abitazioni scenderà al 36%, con tetto di spesa a 48mila euro.

Importante sulla manovra 2025 anche il peso della Sanità, a cominciare dall’annunciato e attesissimo piano di nuove assunzioni per 30mila tra medici e infermieri, numero che per quest’anno rischia una sforbiciata a circa 6.000 nuovi ingressi per via di 1,2 miliardi di risorse aggiuntive a disposizione, necessarie a coprire anche la detassazione di una parte della busta paga dei sanitari e gli incentivi ai giovani medici che scelgano le specializzazioni che oggi fanno segnare le maggiori carenze di personale.

Fa invece discutere l’obbligo di pagamento con Pos delle spese di trasferta e di rappresentanza: non sarà più sufficiente presentare la ricevuta del taxi, ma servirà la prova di pagamento tracciabile.

Una mossa che punta sempre di più ad aumentare la tax compliance e smascherare il sommerso insieme al collegamento del Pos al registratore di cassa per allineare i dati trasmessi al Fisco e l’introduzione della bolla elettronica per le merci in dogana.

Per finire con la Digital Service Tax italiana con applicazione dell’imposta del 3% senza limiti di ricavo, quindi a tutte le imprese che usano la rete per la pubblicità digitale su siti e social network e l’accesso alle piattaforme digitali.
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