Il panorama normativo in materia di
anti-elusione fiscale negli ultimi anni ha subito un’importante trasformazione. Questo cambiamento è stato spinto da una crescente necessità di
affrontare le pratiche aggressive di pianificazione fiscale che, sebbene tecnicamente legali, permettono alle aziende di
minimizzare in modo indebito il proprio carico tributario, erodendo le basi imponibili degli Stati e compromettendo la corretta allocazione delle risorse fiscali.
In questo contesto, l'Unione Europea ha assunto un ruolo di primo piano con l'introduzione della
Direttiva ATAD (Anti Tax Avoidance Directive) nel 2016. Questa Direttiva è stata un chiaro segnale dell'impegno dell'Unione Europea a promuovere principi di equità e trasparenza fiscale, ponendo rigide misure contro l'erosione della base imponibile e il trasferimento artificioso di utili, tecniche spesso utilizzate dalle multinazionali per ridurre il proprio carico fiscale.
L'Italia, come altri Stati membri, ha recepito la Direttiva
ATAD con il
Decreto Legislativo 29 novembre 2018, n. 142, integrando e rinforzando la propria normativa anti-elusione con un insieme di disposizioni nazionali (pdf) volte a contrastare efficacemente le strategie aggressive di pianificazione fiscale. Tra le
misure introdotte, si annoverano la limitazione degli interessi deducibili, la regola generale contro l'abuso del diritto e l'introduzione di norme contro il trasferimento di residenza fiscale in giurisdizioni a bassa tassazione.
Oltre all'adozione della ATAD, si è registrata una intensa attività di
contrasto e lotta all’evasione fiscale con un impatto significativo sul Tax Gap. Basti pensare che nel 2023, l'Agenzia delle Entrate e l'Agenzia delle Entrate-Riscossione hanno ottenuto un nuovo record nel recupero dell'evasione fiscale, con 24,7 miliardi di euro rientrati nelle casse dello Stato, riscontrando +22% rispetto al 2022, la cifra più alta mai registrata.
Inoltre, l'Agenzia delle Entrate ha ridotto le spese del bilancio dello Stato di 7,6 miliardi di euro attraverso analisi di rischio e controlli antifrode, individuando
crediti fittizi, indebite compensazioni e rimborsi dell'IVA non dovuti.
L'Agenzia delle Entrate ha anche adottato misure specifiche per per contrastare le pratiche delle
partite IVA "Apri e Chiudi", l'Agenzia ha revocato circa 2.300 registrazioni di imprese e che sfruttavano questa pratica per eludere le imposte.
L'insieme di queste azioni rientra in un contesto più ampio di
rafforzamento della legislazione fiscale e di intensificazione degli sforzi a livello nazionale ed europeo per assicurare che tutte le entità contribuiscano equamente alla fiscalità, nel rispetto dei principi di equità, trasparenza e giustizia fiscale.