Tra gli scaffali dei supermercati e davanti alle confezioni dei prodotti, tra pubblicità ingannevole, etichette, qualità e quantità dei prodotti che diminuiscono notevolmente ma prezzi che restano stabili o che addirittura aumentano, i consumatori sono sempre più disorientati e confusi. Una ricerca condotta da IPSOS e inserita nell’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy che analizza le abitudini di consumo degli italiani, mette in evidenza come i due terzi dei consumatori davanti a una confezione di qualsiasi prodotto incontrano dei problemi che limitano la capacità di scelta: il 70% circa degli intervistati afferma di essersi trovato almeno una volta in difficoltà nel trovare le indicazioni cercate e il 67% ammette di avere problemi anche nella comprensione delle informazioni.
E tu, leggi le etichette dei prodotti? -In generale il consumatore italiano ricerca, consulta ed utilizza sempre di più le informazioni di prodotto sulle confezioni. Il 63% legge le etichette e quando non lo si fa, è perché già si ha una conoscenza del prodotto e della marca (circa il 38%), oppure, più marginalmente, lo si fa per fretta (uno su cinque dichiara di non avere tempo di soffermarsi) mentre il 16% pensa di saperne abbastanza. Ma siamo sicuri di saperle interpretare le indicazioni che le aziende stampano sulle confezioni dei prodotti al meglio?
Confezioni sempre più vuote - Le confezioni dei prodotti e le etichette alimentari sono ormai come delle opere d'arte moderne, riempite di colori accattivanti e slogan, ma spesso sono anche la rappresentazione di una realtà falsa, che serve più a vendere che ad informare sulle reali quantità e qualità dei prodotti. Il fenomeno dell’inflazione associato all’aumento vertiginoso dei prezzi di molti prodotti di largo consumo, ha generato delle cattive abitudini nelle aziende produttrici che, invece di aumentare il prezzo del prodotto, hanno pensato di abbassare la qualità o la quantità dei prodotti stessi. Così andando al supermercato e acquistando i biscotti che si è soliti comprare, il prezzo è lo stesso ma la qualità degli ingredienti è peggiorata e sicuramente ne avremo la prova a casa, mangiandoli.
Molte aziende, infatti, sono restie ad alzare i prezzi per non perdere i clienti.
E così, ricorrono a soluzioni differenti come le confezioni più grandi all’occhio ma piene di “aria” nella scatola e conseguentemente meno prodotto. La riduzione delle quantità di prodotto nelle confezioni riguarda non solo il comparto alimentare, ma anche molti beni per la cura della casa e l’igiene personale, dai detersivi ai dentifrici, passando per la carta igienica e lo shampoo. Anche qui il prezzo rimane invariato, ma portiamo a casa il 30% in meno del prodotto. Quindi il nostro primo consiglio è guardare sempre il peso del prodotto indicato nella confezione e paragonarlo agli altri e a parità di prezzo.
Le trappole nelle etichette dei prodotti – Negli ultimi tempi, si è assistito a una crescente attenzione verso le nuove tipologie di etichette, che vanno dalle informazioni nutrizionali stampate sul fronte del pacco, ai consigli sull’utilizzo del prodotto in relazione all’attività fisica svolta, includendo anche le etichette ambientali sugli imballaggi. Benché queste iniziative siano positive, è importante considerare che un eccessivo numero di etichette, se non standardizzato e uniforme, potrebbe confondere il consumatore.
Ma il consumatore a quali “parole” deve prestare molta attenzione? Barbara Molinario, Segretario Generale dell'Associazione Consumerismo, indica proprio un elenco di termini dai quali diffidare per orientarsi al meglio durante la spesa: al primo posto della lista troviamo il termine “naturale”. Questa parola è tra le più utilizzate sugli scaffali dei supermercati insieme ad altri aggettivi che suggeriscono genuinità, ma il più delle volte vengono attribuiti ad alimenti che, in realtà, contengono additivi, sostanze chimiche e ingredienti sintetici, o che sono comunque prodotti artificialmente.
Il termine “integrale” è una definizione ambigua, poiché può essere applicata anche alle confezioni di prodotti da forno come biscotti, fette biscottate e cracker. Questi prodotti possono contenere una combinazione di farina integrale e farina raffinata, oppure possono avere crusca o cruschello aggiunti in un secondo momento.
“Senza zuccheri aggiunti”, è un’espressione diversa da “senza zucchero”. La dichiarazione “senza zucchero” può essere applicata solo a prodotti che contengono una concentrazione di zucchero non superiore allo 0,5%. Mentre “Senza zuccheri aggiunti” significa che non sono stati aggiunti monosaccaridi o disaccaridi, come saccarosio, glucosio, fruttosio, o altri dolcificanti alimentari, ma gli zuccheri che già sono contenuti nell’alimento sono presenti.
“A base di…” o “Preparato di”, anche queste possono essere diciture ambigue. È importante prestare attenzione ai prodotti che evidenziano la presenza di un ingrediente specifico sulla confezione. In questi casi, è consigliabile leggere attentamente l’elenco degli ingredienti per comprendere la reale percentuale di quel componente all’interno della ricetta. Un esempio lampante è l’olio extravergine d’oliva, spesso pubblicizzato in modo prominente sulla parte anteriore dell’imballaggio, ma che può essere presente in quantità minima nella lista degli ingredienti sul retro, molto inferiore rispetto ad altri oli, quasi sempre di semi, inoltre meno costosi.
“Al sapore di … “, in realtà è la dichiarazione che il prodotto non contiene l’ingrediente menzionato, ma solo il suo sapore, spesso ottenuto artificialmente.
Le diciture “con frutta” e “con succo di frutta”, spesso ci dicono che il contenuto effettivo di frutta è scarso. Per le bevande la quantità minima di frutta che debbano contenere è stabilita per legge in base alla tipologia (nettare, succo, bevanda a base di). Senza leggere l’etichetta, però si rischia di credere di acquistare un succo puro al 100%, quando in realtà si tratta di una “bevanda a base di succo”, contenente principalmente acqua, zucchero e solo il 20% di succo di frutta.
La dicitura “uova da galline allevate a terra”, accompagnato da immagini idilliache di campi e pascoli verdi, danno l’illusione di uno scenario più naturale di quello reale, ma in realtà il termine “terra” si riferisce semplicemente al pavimento dei capannoni in cui gli animali sono chiusi. Diversa infatti è la dicitura “uova da galline allevate all’aperto” in cui viene specificata la libertà di muoversi all’aperto delle galline.
Un ultimo suggerimento riguarda il miele che purtroppo viene molto spesso contraffatto. Bisognerebbe cercare di consumare solo miele prodotto e confezionato in Italia, perché la maggior parte del miele che arriva dalla Cina e dalla Bulgaria risulta contraffatto con l’aggiunta di sciroppo di zucchero o sciroppo di riso.
L’ordine degli ingredienti - Il consiglio per i consumatori è di leggere attentamente le etichette, valutando le informazioni veramente rilevanti, come il peso, la scadenza ma anche e soprattutto la lista degli ingredienti e il loro ordine.
Non tutti ancora lo sanno ma l’ordine in cui sono scritti gli ingredienti è fondamentale: sono elencati in ordine decrescente dal più presente al meno presente, se ad esempio in un succo di frutta il primo ingrediente è zucchero e l’ultimo è purea di frutta, vi sconsigliamo di acquistarlo, perché contiene molto più zucchero che, appunto, frutta.
Facciamo un esempio pratico con un’etichetta di frollini di marca nota a confronto con dei frollini al cioccolato di un’altra marca.
Frollini neutri di marca nota:
Ingredienti: Farina di frumento – Zucchero – Olio vegetale di girasole 12% – Sciroppo di glucosio – Miele (3,5%) – Agenti lievitanti: carbonato acido di ammonio, carbonato acido di sodio – Sale – Aromi.
Biscotti al cioccolato di un’altra marca:
Biscotti: Farina di frumento – Olio di semi di girasole – Miele – Zucchero – Amido di frumento – Cacao magro – Siero di latte in polvere – Sale – Agenti lievitanti: carbonato acido di sodio, carbonato acido d’ammonio – Aroma vanillina.
Controllando l'ordine degli ingredienti di due prodotti simili possiamo farci un'idea su quale dei due sia qualitativamente migliore, nonostante per senso comune possiamo pensare che siano peggiori quelli al cioccolato, in questo caso, il secondo prodotto ha meno zucchero del primo, ma non solo. Nel primo, oltre allo zucchero per dolcificare è stato aggiunto sciroppo di glucosio, mentre nel primo c’è molto più miele che zucchero. Quindi i biscotti al cioccolato sono migliori di quelli neutri.
Le sostanze che provocano allergie – Le parole scritte in maniera diversa dal resto del testo, solitamente con un MAIUSCOLO, sono tutte le sostanze che provocano allergie o intolleranze e devono figurare nell’elenco con un riferimento chiaro. L'allergene deve essere evidenziato attraverso un tipo di carattere chiaramente distinto dagli altri, per dimensioni, stile o colore di sfondo (direttiva 2003/98/CE). Se questo non avviene diffidate dall’acquisto.
Additivi - È importante anche prestare attenzione alle percentuali indicate e agli additivi (come gli emulsionanti), spesso introdotti per compensare riduzioni di calorie o per migliorare il sapore. Non hanno alcun valore nutrizionale, ma non sono sempre così innocui.
Ingredienti ripetuti più volte - Ricordati quindi, quando leggi l’etichetta, di soffermarti sulla lista degli ingredienti facendo attenzione non solo all’ordine in cui sono scritti ma anche alle ripetizioni. Se un ingrediente è ripetuto più volte, poniti dei dubbi sulla sua reale quantità complessiva.
Lunghezza della lista egli ingredienti - Importante è anche da considerare la lunghezza della lista degli ingredienti e la densità delle sigle che sono direttamente proporzionali al grado di industrializzazione, trasformazione e sofisticazione dell’alimento. Quindi in questo caso: meno è meglio.