Le difficoltà economiche della sanità pubblica italiana ritornano ad essere motivo di dibattito. Il fondo sanitario nazionale è più che dimezzato rispetto a quello tedesco e di poco superiore alla metà di quello francese, è quanto emerge dall’ultima relazione della Corte dei conti al Parlamento. Sono ben 14 gli scienziati che hanno firmato un appello nel nome del “salvataggio della sanità pubblica” e che hanno scaturito un accesso dibattito tra le varie forze politiche, da una parte la premier Meloni ribadisce la “cifra record di 134 miliardi”, dall’altra le opposizioni incriminano i continui tagli al settore.
Un problema che non troverà la soluzione nel Documento di economia e finanza in quanto si tratta di una situazione radicata ad una stagione politica e tecnica caratterizzata da esecutivi brevi e dall’introduzione di vari bonus che hanno messo in bilico i conti pubblici, dal sistema sanitario a quello scolastico.
Se si considerano i numeri, da una parte è vero che in valore assoluto il finanziamento pubblico della sanità è incrementato con la Legge di Bilancio 2024 che stanzia 3 miliardi di euro per l’anno corrente, 4 per il prossimo e 4,2 dal 2026. Di conseguenza, i valori sono anche superiori a quelli segnalati dalla Meloni. Tuttavia, è anche vero che nell’ambito della finanza pubblica, i valori nominali contano fino a un certo punto, soprattutto in seguito allo shock inflattivo più grave degli ultimi decenni. Proprio per questo, il parametro che assume più rilevanza è il rapporto con il Pil: a fine 2023, il debito valeva 289,3 mld in più rispetto al 2020 ma pesando sul prodotto interno lordo 17,6 punti in meno rispetto all’anno della pandemia (137,3% contro 154,9%). Una situazione che diviene sempre più complicata, dagli ultimi dati dell’Istat resi noti il 1° marzo, infatti, le dimensioni del Pil italiano sono riviste al rialzo. Considerando i dati aggiornati della NaDef 2023 alla luce della manovra e i nuovi conteggi Istat, il finanziamento sanitario dell’anno corrente si ferma al 6,27% del Pil, un livello che sarà replicato il prossimo anno mentre nel 2026 si assesterà al 6,20%. È uno dei livelli più bassi dal 2007.
Per ritornare al 6,75 del prodotto, ossia ai livelli del 2022 messi a confronto dalla magistratura contabile con le dotazioni molto più consistenti degli altri maggiori Paesi europei, servirebbero 9,2 miliardi quest’anno e 9,4 il prossimo. Gli scienziati individuano nel 8% del Pil, il livello minimo indispensabile ma per raggiungerlo servirebbero 32 miliardi quest’anno e 37,4 il prossimo. Dei numeri inarrivabili alla luce dei conti che si stanno elaborando al Ministero dell’Economia.
Un ulteriore fattore che sottolinea quanto sia fondamentale il Pil e come i valori assoluti restituiscano un’ottica deformata, è l’inflazione, che, negli ultimi anni, ha svuotato l’involucro dei dati nominali. I 136 miliardi del finanziamento di quest’anno sono 13,9 in più rispetto al 2021 e segnano un incremento dell’11,4%. Nonostante ciò, negli ultimi tre anni i prezzi hanno subito un aumento del 13,9%: in termini reali, dunque, il sostegno pubblico al sistema sanitario nazionale ha subito un calo del 2,2%. Non basta la dote extra assicurata dalla manovra che non riesce a tenere il passo dell’invecchiamento della popolazione e dell’evoluzione di bisogni e tecnologie sanitarie.
© FISCAL FOCUS Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata