Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il Decreto Coesione approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri, oltre a diverse misure agevolative, conferma la forte stretta contro il lavoro nero nei cantieri edili.
Le sanzioni, in caso mancanza di congruità della manodopera, varranno per tutti gli appalti pubblici – per cui viene cancellata la soglia dei 150mila euro – e in quelli privati, dove dai 500mila euro la soglia si abbassa a 70mila per estendere i controlli quanto più sia possibile.
Le violazioni, oltre alla segnalazione del responsabile del progetto all’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione), faranno scattare anche sanzioni che vanno da 1.000 a 5.000 per il committente. La norma esisteva già, ma finora era quasi tutto priva di conseguenze: le multe scattavano solo nel caso in cui il valore dell’appalto fosse superiore ai 500 mila euro. Il decreto coesione abbassa invece la soglia a 70 mila euro, prevedendo il rispetto del vincolo per quasi tutte le operazioni di ristrutturazioni.
Prima del saldo finale dei lavori, quindi, i responsabili del progetto e i proprietari saranno obbligati a verificare la congruità dell’incidenza della manodopera complessiva. Allo stesso modo, negli appalti pubblici l’eliminazione della soglia di 150.000 fa scattare la verifica di congruità per tutti i lavori, a prescindere dalla dimensione del cantiere.
In sostanza, il decreto stabilisce che, nel caso degli appalti pubblici, l’avvenuto versamento del saldo finale da parte del responsabile del progetto in assenza della verifica o regolarizzazione, sia considerato nella valutazione della performance del responsabile a prescindere dal valore dell’appalto, il cui limite è stato eliminato.
Per gli appalti privati, invece, il versamento del saldo finale sia subordinato all'acquisizione dell'attestazione di congruità e che il versamento, in assenza di esito positivo della verifica o di previa regolarizzazione della posizione da parte dell'impresa affidataria dei lavori, comporta la sanzione amministrativa da 1.000 a 5.000 euro a carico del direttore dei lavori o del committente.
Come accennato, il DL Coesione introduce anche “resto al Sud 2.0”, un’agevolazione pensata per i professionisti e le imprese, in particolare quelle dislocate nel Mezzogiorno. La misura, già esistente sotto forma di incentivo per sostenere la nascita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali nelle zone più svantaggiate del Paese, sarà probabilmente estesa ad altre regioni, ma per conoscere le aree interessate sarà necessario attendere il nuovo decreto interministeriale. L’agevolazione rappresenta un accesso al finanziamento per iniziative di lavoro autonomo, libero professionale e imprenditoriale, in forma individuale o collettiva (Snc, Sas, S.r.l., Cooperative, tra professionisti). Resto al Sud 2.0 prevede anche agevolazioni dedicate ai giovani under 35 in condizione di vulnerabilità sociale, discriminazione o marginalità, disoccupati, inattivi e inoccupati.
Gli incentivi prevedono un voucher fino a 40mila euro in regime de minimis per l’acquisto di beni, strumenti e servizi necessari all’avvio delle attività, un contributo a fondo perduto del 75%, sempre in regime de minimis, per spese fino a 120mila euro, per finire con un contributo a fondo perduto fino al 70% per sostenere spese fra 120 e 200mila euro destinato alle aziende con sede nel Mezzogiorno o nelle aree colpite dai terremoti del 2009 e 2016.
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