27 maggio 2023
scuola - ragazzi

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Validi e inval...si

Autore: Ester Annetta
Che a John Elkann – rampollo talentuoso ed assennato della famiglia Agnelli – stia a cuore la matematica e l’universo che la circonda, tanto da promuoverne lo studio e la conoscenza sin dalla tenera età, lo ha espresso in più di un’occasione.

Proprio all’inizio di questo mese ha difatti presentato un’originale iniziativa: il progetto Matabi, sviluppato insieme a CRENoS - Università di Cagliari, e attualmente sperimentato in 88 scuole primarie italiane (di cui 30 nell’area metropolitana di Napoli). Un kit di mattoncini Lego, accompagnato dallo slogan “imparare un mattoncino alla volta” viene proposto come strumento di didattica innovativa per migliorare l’apprendimento della matematica e ridurre i divari di genere. L’idea è che lo sviluppo delle abilità visuo-spaziali sia presupposto fondamentale per comprendere concetti e relazioni matematiche in modo più diretto, con una metodologia che va dal concreto all’astratto. Ulteriore obiettivo è la promozione dell’interesse per le materie scientifiche e matematiche sia tra i bambini che tra le bambine, giacché esiste un gran divario a svantaggio delle seconde proprio a partire dalla scuola primaria, ciò che, in prosieguo, si traduce in un vero e proprio freno alla scelta di percorsi di studio e di carriera per le donne.

Sull’importanza delle conoscenze matematiche Elkann è tornato ancora nei giorni scorsi alla Bocconi – in veste di presidente della Fondazione Agnelli - durante la lezione tenuta in occasione dell’inaugurazione della terza cattedra intitolata al suo prestigioso nonno.

Stavolta i toni sono stati decisamente più allarmati, giacché ha affermato che quasi la metà degli studenti che escono dal sistema scolastico italiano non possiede competenze matematiche accettabili. Una situazione, questa, che ha implicazioni significative per il futuro dei giovani che, “senza solide competenze matematiche, si troveranno ad affrontare notevoli difficoltà nel proseguire gli studi o nel trovare un lavoro soddisfacente”.

Da qui, l’importanza di agire tempestivamente, di investire nella formazione e nell’istruzione dei giovani, fornendo una solida base matematica che consenta loro di affrontare con successo le sfide future, giacché “la competenza genera competenza”. In una tale direzione, chiamati in causa sono dunque – secondo Elkann - tutti gli attori coinvolti nel sistema educativo italiano: insegnanti, scuole, istituzioni e famiglie. Ed è altresì necessario “promuovere un ambiente di apprendimento stimolante e risorse adeguate per insegnare la matematica in modo efficace” e giacché tutto inizia dall’istruzione, bisogna “aiutare le persone a imparare, a imparare prima, a imparare di più e meglio.

Niente di nuovo.

È ciò che nel mio quotidiano universo scolastico ci si sente ripetere continuamente e da più parti. Solo che, se a dirlo è un giovane e noto imprenditore di successo, ha tutto un altro effetto.

Provo allora a lanciare una provocazione, con l’avvedutezza di chi ha elementi per poter giudicare anche la posizione di chi sta dall’altra parte, quell’utenza fatta di sventurati e compatiti studenti lasciati in balia di un sistema scolastico inattuale, invalido ed inefficiente, almeno stando alle critiche: è poi certo che essi siano solo vittime? E’ sicuro che siano soltanto i metodi e gli ambienti d’apprendimento a non essere stimolanti e non ci sia, piuttosto, un totale disinteresse delle nuove generazioni ad imparare, a conoscere, a curiosare tra ciò che esuli dalla virtualità e dalla futilità di quegli universi artificiali che si sono costruiti dietro schermi e tastiere?

Il tragico quadro dipinto dagli esiti delle famigerate prove INVALSI (sulla cui utilità – ove non sia quella di mortificare il sistema scolastico italiano a confronto degli altri Europei – mi astengo dall’esprimere giudizi) è giusto che colpevolizzi solo le capacità dei ‘somministratori’ e non anche le irresponsabilità dei ‘somministrati’?.

E, ancora prima, quanto sono davvero attendibili i risultati di quelle prove?

A tal proposito, schematizzo di seguito i criteri seguiti dagli alunni della mia classe di seconda superiore impegnati nello svolgimento dei relativi test di matematica, la settimana scorsa:
  1. la prova è totalmente anonima, quindi chi se ne importa di impegnarsi: nessuno saprà mai chi ha fatto cosa;
  2. la prova non viene giudicata con un volto, perciò non c’è pericolo di compromettere la media (in alcuni casi già abbastanza precaria), comunque vada;
  3. si utilizza tutto il tempo che è dato a disposizione per terminare il test anche se non si è capaci o non importa nulla di rispondere: almeno si ‘scavalla’ l’ora dopo ed si evita qualche interrogazione;
  4. nel mentre che il timer scorre, si può mangiare il panino o aprire (con discrezione) un’altra schermata sul pc attualmente in uso per il test e trovare un videogioco online: tanto chi ci crede che la prova è monitorata dalla polizia postale, com’è scritto nelle avvertenze!
Si provi ora ad immaginare che questi stessi criteri potrebbero essere stati adottati dalla maggioranza della popolazione scolastica italiana impegnata nelle stesse prove e se ne traggano le conclusioni.

Non serve avere specifiche competenze matematiche per arrivarci.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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