11 aprile 2025

Transizione demografica, Inps: accrescere la base contributiva

Autore: Salvatore Cortese
Con una news pubblicata sul proprio sito istituzionale, l’Inps ha illustrato i contenuti dell’audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto, tenutasi lo scorso 10 aprile 2025.

Partendo dalle condizioni dell’attuale quadro demografico, l’Istituto ha riportato le proprie considerazioni in merito a:
  • cambiamenti delle caratteristiche della popolazione rispetto al mercato del lavoro;
  • condizioni di stabilità del sistema pensionistico;
  • necessità di implementare politiche pubbliche per l’ampliamento della base contributiva;
  • esigenze di tutela delle nuove vulnerabilità, legate ai processi di tendenziale invecchiamento della popolazione.
In particolare, per far fronte all’invecchiamento della forza lavoro, non compensata dalle nuove nascite, è stato evidenziato come sia importante incrementare il numero di lavoratori e migliorare la continuità delle posizioni lavorative, incentivando la partecipazione al mercato del lavoro di donne e giovani.

Rilevante, in questo senso, il ruolo delle politiche che intervengono a sostegno di:
  • genitorialità e assistenza dei propri familiari;
  • inserimento nel mercato del lavoro per i giovani, attraverso iniziative di riduzione del mismatch formativo;
  • rafforzamento della base occupazionale.
Per mantenere l’equilibrio del sistema pensionistico, infatti, l’Inps ha spiegato che, oltre al contenimento della spesa pensionistica, è importante un’adeguata consistenza delle entrate contributive dei lavoratori. Per far ciò, pertanto, occorre incrementare il numero dei contribuenti da un lato e assicurare retribuzioni/redditi adeguati ai contribuenti.

Incrementare la partecipazione al mercato del lavoro di donne e giovani

Sul versante delle entrate – si legge nel testo dell’audizione - è fondamentale incentivare la partecipazione al mercato del lavoro di donne e giovani, due categorie che storicamente registrano tassi di partecipazione piuttosto bassi, intervenendo per colmare il divario di genere e favorire una loro maggiore inclusione.

Per quanto riguarda la bassa partecipazione femminile, è stato osservato come le carriere discontinue e la crescente flessibilità dei rapporti di lavoro determinino una minore continuità nei versamenti contributivi, compromettendo così la solidità del rapporto assicurativo-previdenziale. Ciò si riflette nel fatto che le donne si concentrano prevalentemente nelle fasce più basse di reddito pensionistico (fino a 1.500 euro mensili).

Un ulteriore elemento critico per questa categoria è rappresentato dall’impatto della nascita di un figlio sulle retribuzioni annue (-16%) nell’anno immediatamente successivo all’evento e sulla probabilità di uscita dal mercato del lavoro nell’anno di nascita (+18%) (c.d. child penalty). In questo senso, sarebbe opportuno rafforzare le misure introdotte nel corso degli anni volte a migliorare la conciliazione tra vita familiare e lavoro.

Per quanto riguarda i giovani, è importante ridurre il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, attualmente amplificato dalla velocità della transizione tecnologica che incide sul divario tra mansioni e competenze, con conseguenze negative sulla produttività. Le imprese, infatti, continuano a dichiarare di non trovare i profili professionali richiesti.

Per tale ragione diventa, quindi, importante l’adozione di politiche mirate ad accompagnare l’inserimento e il consolidamento lavorativo dei giovani:
  • diminuendo il mismatch formativo, attraverso un sistema scolastico che possa allinearsi alle esigenze del sistema produttivo;
  • riducendo i tempi di transizione dal sistema di istruzione e formazione al lavoro, ma anche da un’occupazione all’altra;
  • potenziare il patrimonio conoscitivo acquisito nella formazione iniziale, con lo scopo di aumentare la produttività;
  • rafforzare le potenzialità offerte dal Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL) come veicolo per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Promozione della dignità e dell’autonomia della popolazione anziana

Non meno importanti, infine, le politiche di promozione della dignità e dell’autonomia della popolazione anziana, per cui l’Inps è impegnato in prima linea quale ente erogatore dei benefici assistenziali legati allo stato di invalidità e non autosufficienza (come la Prestazione unica e universale).
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