“Il decreto direttoriale del Ministero delle imprese e del made in Italy adottato lo scorso 21 febbraio, che dà il via all’attuazione del Dpcm del 15 settembre 2023 (Disposizioni in materia di certificazione attestante la qualificazione delle attività di ricerca e sviluppo, di innovazione tecnologica e di design e ideazione) è un altro tassello che si aggiunge alla desolante scena di disgregazione delle competenze professionali dei commercialisti”. Queste le parole del presidente ANC , Marco Cuchel, a commento delle norme contenute nel provvedimento che stabilisce i requisiti necessari per accedere all’albo dei certificatori dei crediti R&S.
“La categoria assiste impotente alla creazione di un nuovo elenco (il terzo da pochi mesi a questa parte), che si va ad aggiungere ad una lunga lista di albi al cui interno sono annoverate competenze di cui i commercialisti sono in possesso per legge” prosegue Cuchel. “In questo caso, siamo di fronte al paradosso per il quale, pur avendo la professionalità necessaria allo svolgimento della funzione di certificatori dei crediti in parola, di fatto sarà praticamente impossibile per la stragrande maggioranza di noi accedere all’albo, visto che si richiedono ben quindici progetti portati a compimento negli ultimi tre anni. Ciò in concorrenza con le imprese di consulenza, le università e i poli tecnologici i quali, considerata l’indiscussa differenza strutturale con gli studi professionali (la cui stragrande maggioranza è costituita da realtà individuali), sono poste in un ingiusto e sproporzionato vantaggio. Per non menzionare l’ulteriore gabella di 252 euro dovuta per l’iscrizione”.
ANC aveva evidenziato, sin da subito, lo scorso anno, presso le sedi competenti l’ostacolo insormontabile dei quindici progetti, così come aveva già posto, nel 2022, la problematica derivante dall’ingiusta esclusione dal rilascio di attestazione per la formazione 4.0 dei colleghi revisori legali iscritti registro ma inattivi da tre anni.
“Ci troviamo ad oggi in una situazione nella quale nulla è stato fatto in proposito, a ulteriore dimostrazione della scarsa rilevanza che ha la categoria, rispetto ai decisori politici. Come associazione ci troviamo a presidiare continuamente, e in quasi totale solitudine, ambiti in cui è sistematico assistere alla progressiva erosione dei nostri spazi di attività professionale e di riconoscimento sociale. Ci chiediamo se, come categoria, in tutte le sue articolazioni ed emanazioni, abbiamo fatto e stiamo facendo tutto il possibile affinché questo desolante processo di spoliazione abbia un freno”
© FISCAL FOCUS Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata