10 luglio 2024

Commercialisti: rimodulare gli incentivi per chi aderisce a concordato preventivo e cooperative compliance

CNDCEC

Il Consiglio nazionale della categoria, domani in audizione parlamentare, propone flat tax incrementale e copertura anche ai fini IVA dagli accertamenti presuntivi per il concordato e la riduzione dei termini di accertamento per l’adempimento collaborativo. Sugli adempimenti fiscali chiesta la messa a regime per i titolari di partita IVA del termine del 31 luglio per i versamenti risultanti dalle dichiarazioni e l’ampliamento a 60 giorni del termine per la regolarizzazione degli avvisi bonari.

“Per incentivare l’adesione dei contribuenti a concordato preventivo e cooperative compliance occorrono ulteriori misure che diano certezza sui benefici riconosciuti a chi decide di avvalersi di tali nuovi strumenti di compliance, fortemente voluti dalla riforma fiscale, che favoriscono l’interlocuzione preventiva tra contribuenti e amministrazione finanziaria con l’obiettivo di ridurre, se non di eliminare del tutto, i controlli ex post e di favorire la certezza del diritto ”. È quanto affermato da Salvatore Regalbuto, Tesoriere nazionale dei commercialisti con delega alla fiscalità, che domani sarà in audizione parlamentare sul correttivo fiscale assieme a Pasquale Saggese, Coordinatore della Fondazione nazionale di ricerca della categoria.

“Sul concordato preventivo – spiega Regalbuto – proponiamo una tassazione flat sul reddito incrementale concordato rispetto a quanto dichiarato l’anno precedente all’ingresso nel regime. Si tratta di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e relative addizionali, con aliquota del 10% per i contribuenti “affidabili” fiscalmente, con punteggio ISA da 8 a 10, del 12% per i soggetti con “pagella” tra il 6 e l’8 e del 15% per i soggetti meno “affidabili”, con voto inferiore a 6”.

“La “tassa piatta” incrementale – prosegue – può consentire di aderire al concordato anche a chi riceve proposte con redditi concordatari consistenti, come accade in particolare ai contribuenti meno “affidabili” fiscalmente, mitigando così gli esiti degli ISA che, per loro natura, essendo basati su elaborazioni statistiche di larga scala, talvolta non colgono pienamente le peculiarità dell’attività del contribuente. Proponiamo anche la previsione di una soglia in valore assoluto di 25mila euro, al di sotto della quale non sia possibile l’attività accertativa, e l’estensione ai forfetari della copertura integrale dagli accertamenti presuntivi già riconosciuta ai soggetti che applicano gli ISA. Copertura che peraltro, per i soggetti ISA, deve valere anche ai fini IVA e a prescindere dal punteggio ISA ottenuto negli anni di vigenza del concordato”.

“Per quanto concerne gli adempimenti fiscali – aggiunge – proponiamo per i titolari di partita IVA la messa a regime del termine del 31 luglio per i versamenti risultanti dalle dichiarazioni, in modo da evitare, una volta per tutte, l’incertezza di proroghe concesse, solitamente, a ridosso della scadenza del 30 giugno. Per migliorare la “gestione” degli avvisi bonari, con impatto positivo anche sull’attività di assistenza dell’Agenzia delle Entrate, proponiamo l’ampliamento a 60 giorni del termine per il versamento delle somme richieste a seguito del controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni e della liquidazione dei redditi soggetti a tassazione separata. Ulteriori proposte riguardano i versamenti dell’Iva dovuta dai forfettari per le operazioni in reverse charge e per la trasmissione telematica delle autofatture/integrazioni per le operazioni con soggetti esteri”.

“In materia di cooperative compliance – sottolinea Saggese – avanziamo misure volte a rendere maggiormente coerente il quadro dei benefici riconosciuti a chi si avvale del regime con la totale disclosure preventiva della posizione fiscale del contribuente nei confronti dell’Amministrazione finanziaria. Innanzitutto, occorre portare da due a tre anni la riduzione dei termini di accertamento, anche a coloro che decidono di dotarsi volontariamente del Tax Control Framework certificato dal professionista, se si tiene conto che la riduzione di due anni di tali termini è attualmente già riconosciuta a coloro che tracciano le operazioni di importo superiore a 500 euro”. “Proponiamo inoltre – conclude - che l’estensione della certificazione del Tax control framework anche in ordine alla conformità ai principi contabili sia prevista soltanto per le imprese non obbligate per legge alla revisione legale dei conti. Ciò al fine di evitare una sovrapposizione di ruoli per quelle società che hanno presidi di controlli contabili evoluti e che già sottopongono il loro bilancio a revisione”.
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