21 marzo 2025

Indennità di malattia per pensionati lavoratori: nuova decisione INPS, chi ne ha diritto e come ottenerla

Autore: Marilena Rota
L’INPS ha recentemente ridefinito la propria posizione in merito al diritto all’indennità di malattia per i pensionati che riprendono un’attività lavorativa subordinata. Con la circolare n. 57 dell’11 marzo 2025, l’istituto di previdenza ha superato un precedente orientamento, in vigore da oltre…

Il superamento del precedente orientamento

Storicamente, l’INPS aveva negato il diritto all’indennità di malattia ai pensionati-lavoratori basandosi sulla funzione stessa della prestazione: l’indennità di malattia nasce per compensare la perdita di guadagno di un lavoratore impossibilitato a svolgere la propria attività a causa di un evento morboso. Secondo la precedente interpretazione, i pensionati non subivano una reale perdita economica, poiché continuavano a percepire il trattamento pensionistico, ritenuto sufficiente a garantire una copertura finanziaria anche in caso di malattia.

Questo principio era stato ribadito nella circolare INPS n. 95 del 6 settembre 2006, che sanciva l’incompatibilità tra lo status di pensionato e il diritto alla prestazione, applicando il criterio anche a coloro che, dopo la cessazione del rapporto di lavoro, assumevano un nuovo impiego.

Con il nuovo orientamento, l’INPS riconosce che la realtà del mercato del lavoro è cambiata e che le disposizioni vigenti consentono ai pensionati di instaurare un rapporto di lavoro subordinato, pur con alcune limitazioni derivanti dal regime di incumulabilità. Il ragionamento alla base della revisione normativa è semplice: sebbene il trattamento pensionistico continui a garantire una fonte di reddito, un’eventuale interruzione dell’attività lavorativa per malattia determina comunque una perdita economica per il lavoratore. Il mancato riconoscimento dell’indennità di malattia avrebbe, quindi, rappresentato una disparità di trattamento rispetto agli altri lavoratori dipendenti.

Condizioni e limiti del riconoscimento

L’apertura dell’INPS non modifica le regole generali che disciplinano l’accesso all’indennità di malattia. Il diritto alla prestazione continua a dipendere dalla copertura assicurativa prevista per il settore e la qualifica di appartenenza del lavoratore.

Pertanto, nonostante il nuovo orientamento, alcune categorie restano escluse dall’indennità di malattia:
  • i lavoratori impiegati in settori in cui la tutela della malattia non è prevista, quali: dirigenti e impiegati dei settori industria, artigianato, credito e assicurazioni, nonché dei quadri dell’industria, dell’artigianato e dell’agricoltura;
  • i collaboratori domestici, ai quali l’INPS non riconosce l’indennità di malattia;
  • i lavoratori iscritti alla Gestione Separata dell’INPS. In questo caso, la normativa specifica esclude dal trattamento i pensionati, poiché non versano i contributi necessari per finanziare l’indennità di malattia;
  • gli operai agricoli a tempo determinato (OTD) senza un rapporto di lavoro attivo. La normativa stabilisce che il diritto all’indennità di malattia per questa categoria cessi con la scadenza degli elenchi anagrafici, fissata al 31 dicembre dell’anno successivo a quello di riferimento. Se un lavoratore agricolo pensionato non ha un contratto di lavoro in corso al momento della malattia, perde automaticamente il diritto alla prestazione;
  • i titolari di pensioni di inabilità, che non possono percepire l’indennità di malattia, poiché questa ha natura sostitutiva della retribuzione e rientra nelle limitazioni previste dal regime di incumulabilità.

Implicazioni per il sistema previdenziale

Il nuovo indirizzo dell’INPS rappresenta un passo avanti nell’adeguamento della disciplina previdenziale alle dinamiche del mercato del lavoro contemporaneo. Il progressivo aumento del numero di pensionati che rientrano nel mondo del lavoro rende necessaria una maggiore flessibilità nelle tutele previdenziali, evitando discriminazioni tra i lavoratori in base al loro status pensionistico.

Il riconoscimento dell’indennità di malattia comporterà una maggiore equità nel trattamento assicurativo, garantendo ai lavoratori pensionati la stessa copertura riconosciuta agli altri dipendenti.

L’interpretazione più inclusiva adottata dall’INPS risponde alla necessità di una previdenza sociale più aderente alle reali condizioni del mercato del lavoro e dei lavoratori. Sebbene permangano alcune esclusioni dovute alle normative settoriali, il principio affermato con la circolare n. 57 del 2025 è chiaro: il pensionato che sceglie di continuare a lavorare non deve essere penalizzato in termini di tutele rispetto agli altri lavoratori dipendenti.
Vuoi avere accesso a tutti i contenuti riservati e agli articoli di "Quotidiano"?