Cari amici, oltre ad essere da qualche giorno considerato come 'la Profetessa Cassandra' non dimenticate che il mio epiteto preferito è quello che mi sono conquistato dopo mesi di duro lavoro: GUFO. Me lo sono guadagnato quando, guardando la realtà dei fatti e vivendola sulla mia pelle, ho iniziato a capire e poi a scrivere che non è propriamente tutto oro quello che luccica.
E anche questa volta, quando leggerete i risultati di una ricerca condotta dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti, vedrete che saremo ancora una volta Gufi, ma se gufi vuol dire realisti. Allora sì, siamo veri gufi.
Il nostro Presidente del Consiglio ha abolito la TASI con la Legge di Stabilità 2016. A questo è stata accompagnata una nuova modifica al regime fiscale previsto per le abitazioni concesse in uso gratuito ai figli. Modifica che presenta, in molti casi, un notevole svantaggio fiscale rispetto al regime precedente e in più introduce nuovi oneri amministrativi riducendo significativamente la platea dei beneficiari reali rispetto a quelli potenziali.
La Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha elaborato alcune stime per osservare il possibile impatto della nuova normativa sui contribuenti e sulle finanze pubbliche. Secondo la nuova norma, infatti, l’agevolazione è pari alla riduzione del 50% della base imponibile IMU degli immobili concessi in comodato a parenti che la utilizzano come abitazione principale a condizione che il contratto sia registrato e che il proprietario (comodante) risieda anagraficamente nonché dimori nello stesso comune ove è situato l’immobile concesso in comodato e che non abbia altri immobili in Italia oltre l’abitazione principale.
Il regime precedente invece, molto più semplice, in vigore nell’anno 2015, prevedeva la facoltà per i comuni di assimilare all’abitazione principale le case non di lusso concesse in comodato a parenti entro il primo grado che le utilizzano come abitazione principale definendo i criteri e le modalità di applicazione dell’agevolazione.
In sintesi, la nuova norma nasconde insidie e incertezze: aumentano gli adempimenti dal momento che richiedono un contratto di comodato da registrare, con l'aggravio di circa 232 euro per la registrazione. Diminuiscono invece i casi agevolati, e nel complesso l'agevolazione si riduce rispetto al 2015.
Lapidario a tal proposito Giorgio Sganga, Presidente della Fondazione Nazionale dei Commercialisti: “Si tratta di una manovra restrittiva e inadeguata poiché - oltre a prevedere requisiti più stringenti - impone oneri amministrativi, con il risultato di determinare nuovi oneri fiscali per chi ne beneficiava in precedenza …. Sarebbe stato più utile” – prosegue Sganga – “un confronto sul piano tecnico-fiscale con i Commercialisti che possono supportare il legislatore con la loro esperienza sul campo ed il contatto diretto con i contribuenti”.
Siamo alle solite. Ma questa volta non sono il solo che non riesce a vedere i benefici di norme di questo tipo o probabilmente sono fumo negli occhi per chi ha già uno sguardo stanco e adombrato dalla burocrazia, dalle ingiustizie e dal bisogno di chiarezza.
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