17 aprile 2012

I veri tecnici siamo noi

A cura di Antonio Gigliotti

La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta. Anne Frank

Ormai non lo si può più negare: abbiamo preso un abbaglio, noi cittadini esasperati da una quotidianità caratterizzata da sacrifici sempre più crescenti.

Abbiamo pensato che bastava cambiar Governo per far scendere lo spread, fermare la disoccupazione e far tornare tempi migliori. I fatti ci dicono che così non è stato.
Al contrario, l’Italia vive uno dei momenti più critici. O meglio, gli italiani sono gravati da troppe tasse senza ricevere in cambio nulla. È proprio il caso di ricordare il famoso detto: “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.

I professori che formano il nostro esecutivo di tecnici saranno stati bravi a spiegare, dalle loro cattedre, la teoria del buon governo, ma passando ai fatti è chiaro che faticano a mettere in pratica i princìpi enunciati.

D’altro canto la politica ce la sta mettendo davvero tutta ad aumentare la distanza con l’elettorato. Gli scandali che si susseguono in entrambi gli schieramenti pesano come zavorre sulla credibilità degli stessi. Il vento dell’antipolitica soffia sempre più forte e c’è il rischio che porti a decisioni affrettate e non necessariamente positive per il nostro Paese e per la democrazia in genere.
Insomma, le soluzioni prese finora sono disastrose per i cittadini e non risolvono la situazione, dato che continuiamo a non crescere, mentre cresce l’insoddisfazione nel Paese.

La crisi economica non ci abbandona, nel week-end la Cgia di Mestre ha fatto sapere che dall’inizio dell’anno ben 23 imprenditori sono morti suicidi. Un dato a dir poco allarmante. Soltanto nel 1929 si ebbe un fenomeno simile negli Stati Uniti, dove, a causa della grande crisi, il Governo faceva sigillare le finestre dei vari grattacieli onde evitare che i cittadini si gettassero giù.
Premesso ciò, forse è il caso che la nostra Categoria dimostri che i veri tecnici siamo noi. A chi in questi giorni ha visto la soluzione di tutti i mali nella rateizzazione dell’IMU dobbiamo rispondere che in realtà non vi è un immediato vantaggio per i contribuenti.

Infatti, considerando la legislazione ante modifiche, il contribuente si trovebbe a dover pagare entro il 18 giugno il 50% del tributo (che deve essere calcolato ad aliquota base del 4 per mille ed al netto delle detrazione delle 200 euro e dei 50 euro per ciascun figlio con meno di 26 anni) e poi effettuare il versamento del saldo dell’altra metà, calcolata però con le aliquote definitive.

Con l’introduzione della rateizzazione, il contribuente dovrebbe invece versare il 33% a giugno, il 33% a settembre e il restante a dicembre. Risultato: a settembre abbiamo già pagato il 66% di quanto dovuto!

A questo punto ci chiediamo dove sia il grande vantaggio per i cittadini che hanno subito pagato un primo 33% e poi un secondo 33% a settembre.
Ma facciamo un piccolo esempio numerico per meglio comprendere il tutto.
Ipotizziamo il caso di una famiglia, composta da due persone e un figlio di tre anni, che possiede un appartamento che ha una rendita catastale di 1.100 euro.
Sulla base delle regole esistenti prima delle modifiche, ritenendo che tanti comuni aumenteranno di almeno un punto l’aliquota base, portandola dal 4 al 5 per mille, l’esborso sarebbe stato di una prima rata a giugno pari a 120 euro (al netto della detrazione complessiva di 250 euro) e di 554 euro a dicembre, per un totale complessivo da pagare di 674 euro.
Con la rateizzazione il contribuente non verserebbe niente a giugno, in quanto la prima rata (pari a 247 euro) è coperta dalle detrazioni, mentre a settembre dovrebbe versare la seconda rata per un importo di 247 euro.
Risultato, aver dovuto pagare al Fisco, subito dopo l’estate, già 247 euro a fronte dei 120 che invece avrebbe pagato con l’attuale sistema, fino poi a dover versare il saldo a dicembre.
In sostanza, a fronte di un risparmio sulla prima rata di giugno, ne dovrà poi versare il doppio dopo soli tre mesi e attendere invece a dicembre per avere un vero sospiro di sollievo versando 430 euro al posto dei 674 dovuti secondo l’attuale normativa.

Ora ci sta bene che simili proposte siano avanzate da politici, anche se tentano di travestirsi da tecnici, ma almeno noi, non facciamoci incantare e diciamolo pure presso ogni sede che, per competenza e professionalità, i veri tecnici siamo noi… nonostante non se ne siano ancora accorti.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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