12 giugno 2021

Non siamo soli. I pensieri ricorrenti che ci uniscono

Autore: Paolo Iaccarino
Nel buio dello studio, quando la giornata ormai volge al termine, i pensieri rincorrono le paure. Penso. La mia situazione è la seguente. A causa di tutti gli adempimenti straordinari che abbiamo dovuto affrontare in questi mesi, le telefonate incessanti, i chiarimenti a decreti che difettavano perfino in grammatica, la compilazione delle istanze per accedere al contributo a fondo perduto, come se la sua erogazione dipendesse dalla nostra tempestività, i calcoli per verificare la spettanza delle innumerevoli agevolazioni introdotte, locali e nazionali, insomma sono indietro con le scadenze, mai come questa volta. Devo ancora chiudere i bilanci, poi iniziare le dichiarazioni dei redditi, poi pensare nuovamente al fondo perduto. E poi se non invio la dichiarazione dei redditi entro il 10 settembre la clientela se la prenderà con me, mica con il governo e questo modo sconsiderato di agire. Sono in ritardo abissale, mai come quest’anno. Il 30 giugno è alle porte e non ho la minima idea di come fare per determinare i versamenti. La colpa sarà mia?

Siamo ormai accumunati dalle stesse preoccupazioni, non c’è specializzazione che tenga. Lo sconforto, l’ansia, lo smarrimento nei confronti del futuro sono un filo conduttore che lega tutti gli operatori del settore. Chi appare tranquillo, professionista navigato anche in questo momento di estrema difficoltà, sta semplicemente recitando un ruolo. Quello che ci è stato affibbiato dopo lunghe e costose analisi di mercato. Alti, belli, in un grattacelo, nel nostro jet privato. Quanta fantasia!

Il Covid ha semplicemente favorito un processo che era ormai in essere. La deriva informatica, quella che ha trasformato il professionista contabile in un postino telematico, è iniziata nel momento esatto in cui la categoria, per voce dei propri rappresentanti, ha preferito subire, piuttosto che reagire. Non c’è altra spiegazione. In un altro momento storico, in un’altra categoria, dopo le parole pronunciate dal sottosegretario Durigon durante l’interrogazione alla Camera dello scorso 9 giugno 2021, con le quali chiude alla proroga del termine fissato al 10 settembre 2021 per l’invio delle dichiarazioni dei redditi funzionali all’istanza del contributo a fondo perduto su base reddituale, sarebbe successo il finimondo.

Non è l’esito a stupire, ma le motivazioni. Alla richiesta di differimento dei rappresentanti del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, il sottosegretario al MEF spegne ogni speranza in nome della tempestività delle erogazioni, affinché il contributo a fondo perduto perequativo, tenuto conto della situazione di difficoltà economica, pervenga agli operatori nel minor tempo possibile. Una buona intenzione, lodevole, che nasconde una bugia colossale.

Dalla lettura dell’articolo 1 del DL n. 73/2021 (Sostegni-bis) si evince chiaramente come l’invio della dichiarazione dei redditi sia strumentale alla definizione del contributo ovvero, in altri termini, alla sua quantificazione. Il comma 20, infatti, non definisce l’entità del contributo, ma rinvia la sua determinazione ad un successivo decreto del Ministro dell'Economia e delle Finanze.

La disposizione normativa prevede due distinti adempimenti, uno ormai noto, l’altro del tutto nuovo rispetto al recente passato. Come ogni altro contributo a fondo perduto anche questo prevede l’invio dell’istanza a carico del contribuente mediante la quale dichiarare la sussistenza dei requisiti previsti. A differenza degli altri, tuttavia, questa volta il Legislatore richiede un adempimento strumentale e preordinato all’invio della medesima, ovvero la presentazione della dichiarazione dei redditi entro il termine lunare del 10 settembre.

Perché rinviare la determinazione del contributo, essendo noti i fondi a disposizione, ed anticipare l’invio della dichiarazione dei redditi?
Semplicemente perché, come fu per il credito di imposta sanificazioni, il contributo varierà a seconda delle potenziali richieste, avendo mente alle riduzioni reddituali rilevate nelle dichiarazioni ricevute. Questa volta, tuttavia, secondo un meccanismo perverso che duplica gli adempimenti, in quanto costringe i contribuenti a due distinti invii telematici in un orizzonte temporale ridotto rispetto ai termini ordinari.

Svelato il modello, qui c’è il rischio concreto che la sua attuazione vada ben oltre il 30 novembre 2021, ovvero il termine ordinario per l’invio della dichiarazione dei redditi per l’anno 2020. Se l’invio dell’istanza è condizionato alla presentazione delle dichiarazioni dei redditi e queste dovranno essere necessariamente elaborate per determinare l’entità del contributo a fondo perduto perequativo spettante, non si comprende il senso di tutta questa fretta. Sarebbe bastato attendere i termini ordinari e consentire ai contribuenti di esercitare l’opzione direttamente nel modello dichiarativo esprimendo, in presenza dei presupposti, la volontà di beneficiare del contributo. Il risultato sarebbe stato il medesimo, le ansie molte meno.
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