22 aprile 2013

NUOVO REDDITOMETRO: GRANDE BLUFF…

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi, quante volte ci siamo sentiti dire TE LO AVEVO DETTO? Ed è proprio il caso di dirlo ora, alla luce dei nuovi risvolti del capitolo ‘redditometro’, senza alcuna pretesa di presunzione.

Da diversi mesi scriviamo del nuovo redditometro, insistendo sulla necessità di una modifica del provvedimento che poggia su una serie di inesattezze e sull’inadeguatezza dello strumento. Abbiamo segnalato la disattenzione dell’esecutivo tecnico quando, all’interno della categoria, eravamo tra i pochi ad aver lanciato l’allarme. Purtroppo non potevamo contare sulla presenza di una governance che avrebbe potuto attivarsi con interventi chiari e mirati.

La prima dichiarazione ufficiale circa l’illegittimità dello strumento accertativo è stata pronunciata dal Tribunale di Napoli (Sezione civile distaccata di Pozzuoli) il 21 febbraio 2013, che ha segnalato come il nuovo redditometro violasse la privacy della persona. Ultimo intervento che avvalora una simile posizione è la sentenza n. 74.02.13 depositata il 18/04/2013 dalla Ctp di Reggio Emilia, seconda Sezione (Presidente e relatore Crotti). Questa pronuncia recepisce in pieno le precedenti disposizioni partenopee, ritenendo illegittimo e radicalmente nullo il D.M. del 24/12/2013.

A ciò aggiungerei che, oltre a violare i principi di legalità costituzionale e comunitaria, il redditometro pregiudicherebbe il diritto alla difesa (articolo 24 della Costituzione e art.38 D.P.R. 600/73), poiché non si permetterebbe ai contribuenti di fornire la prova di aver sostenuto spese inferiori a quelle risultanti dalle medie Istat. In sostanza, se le medie Istat prevedono che io debba spendere 100 per mangiare o per vestirmi, ed in realtà ho invece speso 50, non sono messo nella posizione di dimostrarlo. Non servirà, come sostengono gli “improvvisati esperti”, conservare tutti gli scontrini e tenere una contabilità domestica!!

È chiaro quindi che non si può ancora rimandare un intervento oculato sul decreto, che appare per nulla tecnico malgrado la sbandierata matrice ‘tecnica’!!

In ogni caso, alla fine l’unica morale che se ne può dedurre è che si fa sempre meno ‘utile al Paese’ la nostra assenza dai tavoli decisori. L’auspicio quindi è quello di ripristinare un clima di collaborazione tra la nostra categoria e l’Agenzia delle Entrate, al fine di poter intervenire prima che i decreti vengano emanati, magari segnalando le anomalie che a noi professionisti nella quotidianità balzerebbero subito agli occhi. In questo modo il nostro ruolo sociale e professionale ritroverebbe la propria linfa vitale ormai troppo spesso calpestata (e non solo dall’esterno).

Per tali ragioni vorrei rivolgermi a quei colleghi che continuano ad anteporre le ‘questioni personali’ al bene della categoria. Al momento, il caso scottante è quello dei ricorsi che ancora non sono stati ritirati, nonostante dalla ‘base’ siano arrivati accorati appelli in tal senso. Ecco, possiamo leggere il nostro futuro osservando le vicende della politica nazionale, dove la ‘base’ inascoltata ha tolto la fiducia ai partiti che a loro volta hanno iniziato a sgretolarsi. Vogliamo perire della medesima morte? Se si dovesse andare avanti su questa strada, pur ottenendo sentenze favorevoli ai ricorrenti, si avrebbe come risultato la perdita definitiva dell’unità di categoria. Purtroppo gli errori sono stati trasversali, non si può contrapporre una parte corretta a una corrotta!! Quel che è certo è che qualora il 7 maggio dovesse uscire dall’Assemblea dei Presidenti una qualsiasi volontà (lista unica, due liste o altro), a porre un blocco al naturale evolversi della situazione sarebbero solo i ricorsi presentati dall’ex presidente Siciliotti & Co.

Un tale scenario potrebbe quindi condurre a gesti “estremi e simbolici”, con un piantonamento di centinaia di colleghi oramai sfiniti sotto gli studi e le abitazioni di coloro che si stanno rendendo artefici della paralisi, iniziando proprio dall’ex presidente Siciliotti. Sotto casa sua mi recherò personalmente insieme a tanti altri colleghi, con tenda e sacco a pelo. Amo Udine e la gente che vi abita!

“Peccare di silenzio, quando bisognerebbe protestare, fa di un uomo un codardo”, tale era il monito della poetessa americana E. W. Wilcox. In linea con questo pensiero, noi non accettiamo il silenzio, perciò ci opporremo fino all’estremo se l’astio generato da un mancato ritiro dei ricorsi dovesse perdurare.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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