14 novembre 2011

Sbagliare: tutti ma non il commercialista

A cura di Antonio Gigliotti

La norma è contorta ed il professionista ne paga le conseguenze

Che la situazione italiana sia grave e rasenti l’emergenza non è una novità. L’avvicendarsi dei fatti è talmente evidente che non servono commenti: nel giro di una settimana l’economia ha imposto un cambio di governo. Finito il tempo dei proclami. C’è bisogno di agire. La legge di stabilità è solo l’inizio. Esempi come quello appena vissuto, forse ci servono da lezione. Non è possibile sottovalutare i problemi, non ascoltare le difficoltà in cui si trovano tante famiglie e poi pensare di intervenire quando è troppo tardi o in sede di elezioni.

Ma andiamo a guardare cosa accade in casa nostra. Uno dei tanti problemi che la governance dei commercialisti deve pretendere venga risolto - o quanto meno affrontato nelle sedi competenti - è la necessità di avere norme chiare e soprattutto che non siano di immediata applicazione o addirittura retroattive (vedi quello che sta accadendo con il redditometro che deve ancora arrivare e lo si applicherà dal 2009).

La conseguenza di questo comportamento del legislatore, e dell’Agenzia che di esso rappresenta il braccio operativo, è – in sostanza - che sbagliare diventa pericoloso. Molto pericoloso.

Di recente, con sentenza n. 21700 del 20 ottobre 2011, la III sezione della Corte di Cassazione ha stabilito che nell’ipotesi di dubbia interpretazione di leggi o di risoluzione di questioni opinabili deve ritenersi esclusa la responsabilità del professionista a meno che non risulti che questi abbia agito con dolo o colpa grave.

Ma per capire l’esatta portata di questa vicenda è importante scoprirne i dettagli. Nel caso di specie un professionista viene incolpato e si ritrova nelle aule di un tribunale, per rispondere del suo operato professionale per aver consigliato al suo cliente di versare dei contributi previdenziali relativi ad alcuni giovani assunti con contratto di formazione e lavoro, in misura fissa, analogamente a quanto previsto per i contratti di apprendistato, dando quindi una prima interpretazione della norma che era stata appena varata.

Tale interpretazione, che consisteva in una sorte di inquadramento dei dipendenti, era stata ritenuta non corretta dalla sede Inps territorialmente competente. Sulla base di queste considerazioni, il cliente del professionista, cosa ha pensato di fare? Ovviamente richiedere il risarcimento del danno al professionista.

Il Tribunale di Roma accoglieva la domanda del cliente, condannando il professionista a pagare un risarcimento in favore del suo cliente. Contro tale sentenza, però, lo stesso professionista proponeva appello presso la Corte d’Appello.

A tal punto, poiché l’indicazione data dal professionista al suo cliente “non poteva essere considerata né azzardata né abnorme, in quanto frutto di una legittima interpretazione del confuso quadro normativo” la Corte d’Appello riformava la decisione del giudice di prime cure, rigettando la domanda di risarcimento danni proposta dal cliente del professionista.

Infine, investita dalla vicenda, la Suprema Corte, vengono ritenute valide le conclusioni alle quali è giunta la Corte d’Appello.

I giudici della Suprema Corte hanno ribadito che ai sensi dell’articolo 2236 del codice civile, la responsabilità professionale è limitata ai soli casi di dolo o colpa grave, e si applica nelle ipotesi che presentino problemi tecnici di particolare difficoltà.

Ora in questa circostanza al collega è andata bene, ma mi chiedo: quante di queste situazioni viviamo quotidianamente come professionisti? Svolgiamo il nostro lavoro con la speranza che ciò che oggi stiamo facendo sia corretto anche fra qualche mese. Come si può continuare a lavorare quando siamo continuamente invasi da leggi che incidono, negativamente, sull’organizzazione dello studio e ci addossano una serie di responsabilità?

Bene, sono questi alcuni dei problemi concreti sulla cui risoluzione dobbiamo puntare, piuttosto che fare proclami o tentare di raggiungere mete che interessano pochi. La stragrande maggioranza degli studi vive oramai una situazione di sofferenza, dovuta alle difficoltà con cui si lavora quotidianamente nonché al rischio di commettere errori sempre in agguato per via di norme poco chiare. E da qualche tempo, oramai, siamo anche vittime di una crisi finanziaria che si sta ripercuotendo su tutti noi.

Questi sono alcuni dei problemi che ci vengono segnalati tramite email da parte dei colleghi e che noi continueremo con insistenza a sottoporre ai nostri rappresentanti e che dobbiamo pretendere che vengano affrontati e possibilmente risolti.
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