10 settembre 2014

TASI, UNA VERGOGNA SENZA FINE

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,

eccoci qui a tirare (quasi) le somme della lunga e onerosa questione Tasi, la cui scadenza della definizione delle delibere per i Comuni ritardatari è posta proprio oggi al 10 settembre. Vediamo che la situazione è ben diversa da quanto hanno voluto farci credere dalle sedi governative o ancora in questi giorni nei vari dibattiti televisivi. Diversa e ancora, sotto determinati aspetti, oscura.

In base ai dati diffusi nelle settimane passate dal Dipartimento delle Finanze, è emerso che alla luce dei pagamenti già effettuati nei Comuni che hanno deliberato le aliquote, sebbene per la Tasi non siano previsti esoneri alla stregua di quanto avveniva con l’Imu, i contribuenti pagano di meno. Ora, è opportuno considerare che un simile risultato è stato ottenuto analizzando numeri e percentuali di un percorso di tassazione che ancora non si è concluso e nel corso del quale poche sono state le certezze, persino in riferimento a quanto e come pagare.

Non voglio affermare che i numeri esposti dall’organo del dicastero siano falsi, ma vanno comunque presi con le pinze e letti senza dimenticare lo stato di cose nel momento in cui quelle elaborazioni sono state effettuate. Adesso che siamo giunti alla fatidica data, con le delibere mancati, possiamo già iniziare a parlare con maggiore concretezza. E, stando ai riscontri emersi da una recentissima ricerca condotta dalla Uil, lo scenario non è dei migliori: in sostanza, la Tasi risulterà più pesante rispetto all’Imu per una famiglia su due. E l’aggravio sale al crescere del numero dei componenti del nucleo familiare e al diminuire delle dimensioni dell’abitazione: in altri termini, se numerose e in possesso di modeste dimore, sette famiglie su dieci pagheranno una Tasi molto salata.

Ecco quindi una fotografia molto più fedele di quello che realmente sta accadendo nel nostro Paese. Ma non diteci che non l’avevamo detto! Noi commercialisti lo ripetiamo da mesi che le tasse invece che diminuire, sono aumentate di giorno in giorno, come la pasta della pizza messa a lievitare. E aumenteranno fino a esplodere? Purtroppo, se non si corre subito ai ripari, la risposta a un siffatto quesito non potrà che essere affermativa.

Che risposta credete abbiano dato i Comuni a chi chiedeva conto di questo aumento del carico Tasi? A prendere la parola è stata l’Anci, che proprio qualche giorno fa ha subito declinato le responsabilità, spingendole alla volta del governo e del Parlamento. Il parere dell’Associazione dei comuni italiani è che la ragione a monte di tutto è da individuare nella scelta, sia della squadra esecutiva che del Parlamento, di non mantenere le detrazione fisse. Le risorse dei Comuni sono state inoltre tagliate e gli stessi enti sono soggetti ai vincoli del patto di stabilità. In definitiva, hanno le mani legate su più fronti e ciò ha generato in maniera inevitabile l’aumento della pressione fiscale sulle spalle dei cittadini.

E questo per quel che riguarda il ‘quanto pagare’. Passando poi al ‘come pagare’, vediamo che ancora una volta la situazione è sulla via di rendersi sempre più complicata. In primo luogo, si consideri che sebbene la scadenza per le delibere nei Comuni ritardatari sia posta al dieci settembre, ancora più di tremila enti su ottomila non hanno provveduto a fissare l’aliquota. Sul punto vorrei ricordare che i suddetti Comuni dovranno comunicare le rispettive decisioni al Ministero entro il prossimo 18 settembre, in modo da permettere ai contribuenti di prepararsi per tempo al pagamento. Utopia! Il 16 ottobre ci sarà la scadenza della prima rata, (per quei comuni che non avevano deliberato a maggio e lo faranno entrò oggi 10 settembre), che poi verrà saldata a dicembre, data in cui dovranno completare il pagamento anche coloro che avevano già pagato a giugno. Se le cose proseguiranno con questi ritmi, dubito che in alcuni Comuni si riuscirà a rispettare la tabella di marcia. E tutto a svantaggio dei contribuenti! E dei commercialisti che li assistono, ovviamente. Infatti, nel caso in cui il Comune non deliberasse entro oggi, i contribuenti dovranno saldare tutto a dicembre pagando la tassa in un’unica soluzione con aliquote standard e senza agevolazioni o detrazioni. Ma questo non è tutto, in quanto a rendere il tutto più complicato è che la maggior parte delle delibere è scritta con uno stile profondamente burocratico che rende ostica e complicata la comprensione e la relativa ricerca, sul sito del Ministero dell’Economia, dell’aliquota Tasi da applicare nonché delle eventuali agevolazioni spettanti.

Lungi da me voler colpevolizzare i Comuni, che dal canto loro hanno incontrato non pochi ostacoli in quanto non è facile reinventarsi un sistema fiscale senza tutte le indicazioni del caso. Il mio sdegno è invece rivolto nei confronti di un Legislatore che non si smentisce mai: scaltro nel riscuotere, ma cieco quando bisogna spiegare e farsi capire. Vogliono i nostri soldi, li vogliono subito, magari anche tassando in maniera regressiva in pieno contrasto con i dettami costituzionali, ma non ci spiegano come e se lo fanno usano un linguaggio a dir poco incomprensibile.

Dove si andrà a finire? Anche la Tasi aprirà le porte all’ennesima storia infinita del Fisco italiano?

“I poteri politici spettano a chi è più capace di far prevalere la legge comune della società, cioè la giustizia, la ragione, la verità”, sosteneva l’intellettuale italiano Cesare Cantù. Peccato che nel nostro Paese ci si sia dimenticati quali siano i veri ingredienti della legge comune, proseguendo a tentoni verso la disfatta.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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