Nelle pagine del nostro Quotidiano, e non solo, ci siamo più volte occupati della estrema delicatezza che caratterizza la voce di bilancio relativa alle imposte anticipate. In questa sede vogliamo iniziare ad impostare un ragionamento in vista delle scelte di bilancio che dovremo compiere nei prossimi mesi in occasione della chiusura dei conti relativa all’esercizio in corso, che per la maggior parte dei soggetti coincide con l’anno solare, esercizio che non può certo dirsi non caratterizzato da tutta una serie di incertezze legate all’emergenza pandemica COVID, sia con riferimento agli eventi degli scorsi mesi sia per le nebulosità che stanno caratterizzando le prospettive dei mesi a venire.
Quadro concettuale di riferimento- Come ben sappiamo le imposte anticipate costituiscono una sorta di “credito tributario” che un esercizio sociale (e fiscale) vanta nei confronti degli “esercizi futuri” a causa di un disallineamento temporale fra il risultato economico civilistico e quello fiscale, disallineamento che produce un maggior carico tributario attuale, dal punto di vista finanziario, destinato a riassorbirsi negli esercizi futuri.
Senza il “correttivo” rappresentato dalla voce “imposte anticipate” andremmo a ledere un principio fondamentale che guida la redazione dei bilanci, ovvero quello della competenza economica, che verrebbe stravolta dalla asincrona manifestazione finanziaria del carico tributario rispetto ad una serie di componenti positivi o negativi che hanno concorso, dal punto di vista civilistico e per competenza, alla determinazione del reddito di periodo.
Presupposti per l’iscrizione in bilancio– Sul tema delle condizioni che devono sussistere per la corretta iscrizione in bilancio della voce per imposte anticipate, che come ben intuiamo influenza “positivamente” il risultato economico di periodo (andando a rettificare in diminuzione il carico tributario iscritto a conto economico) e quindi il patrimonio netto; l’OIC 25 impone, nel paragrafo 43, che esse siano rilevate nel rispetto del principio di prudenza e solo quando vi è la ragionevole certezza del loro futuro recupero.
Come spesso amiamo dire, queste sono “parole pesanti come macigni”: la governance sociale non può certo pensare di iscrivere a bilancio una attività, e quindi influenzare la determinazione del risultato economico di periodo, senza aver condotto una analisi dettagliata e documentata circa le effettive prospettive di recupero nel tempo di questo “credito fiscale” che il presente vanta verso il futuro.
È di tutta evidenza come gli esercizi futuri saranno in grado di assorbire le imposte anticipate solo in presenza di utili di entità soddisfacente: diversamente l’iscrizione di questa posta attiva di bilancio sarebbe priva di effettiva sostanza e quindi si tradurrebbe in un pericolosissimo annacquamento di capitale, con tutte le conseguenze del caso.
Ruolo dei budget e dei forecast– L’unico strumento che la direzione aziendale ha a disposizione per avvalorare la corretta iscrizione in bilancio delle imposte anticipate è un rigoroso processo di budget pluriennale, con aggiustamenti periodici “in itinere” (forecast) che dimostri la sostenibilità nel tempo del riassorbimento della voce relativa alle imposte anticipate grazie alla presenza, futura, di risultati fiscali congrui ed in grado di garantirne, per l’appunto, la copertura.
Chiarissimo, in tal senso, è ancora il paragrafo 43 dell’OIC 25 sopra richiamato, come pienamente concorde, sul punto, è anche la dottrina aziendalistica.
Le incertezze legate al COVID-19 – Se per i bilanci 2019 la dottrina e gli operatori del settore contabile hanno qualificato la pandemia come un evento intervenuto dopo la chiusura dell’esercizio che non richiedesse l’aggiustamento delle voci di bilancio, discorso diametralmente opposto dovrà essere fatto per i prossimi bilanci 2020.
È fuori dubbio che i vertici aziendali dovranno rivedere i budget pluriennali precedentemente elaborati per tenere conto della pluralità di nuovi fattori di incertezza che la pandemia ha portato con sé e che non potranno che richiedere una rideterminazione delle ipotesi economiche e finanziarie poste alla base della pianificazione strategica.
In questo contesto, quindi, una delle voci che andrà sicuramente ripensata, quanto ad entità e presupposto di recuperabilità, sarà proprio quella delle imposte anticipate.
Ovviamente non esiste una regola uniforme: le revisioni dei budget e l’ampiezza temporale degli stessi saranno diverse da azienda ad azienda e da settore a settore, a seconda della portata degli effetti che la pandemia ha generato sulla singola azienda o sul business di riferimento. Ciò non di meno, un processo di “messa in discussione” non potrà che trovare concreta attuazione ad opera dei vertici aziendali e degli organi di controllo, processi questi che saranno tanto più delicati quanto maggiori saranno le incidenze della voce “imposte anticipate” rispetto al bilancio, nel suo complesso, ed al patrimonio netto, in particolare.
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