Premessa –É tutto pronto. I nuovi coefficienti pensionistici, che diventeranno operativi dal 2013, saranno a breve pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Ad annunciarlo è lo stesso ministro del Lavoro, Elsa Fornero, rispondendo a un quesito nei giorni scorsi. Secondo i primi calcoli messi a punto dai tecnici del Lavoro, di concerto con quelli dell’Economia, per determinare gli importi delle prime rate annue delle future pensioni, si prospetta, a parità di contributi, storia professionale ed età di pensionamento, un alleggerimento circa del 2-3% dei trattamenti pensionistici erogati tra il 2013-2015. Tuttavia, l’estensione fino a 70 anni (dai 65 anni di oggi) del calcolo dei coefficienti previsto dalla riforma Fornero garantirà la massima equità attuariale, quindi pensioni più ricche, per chi deciderà di lavorare qualche anno in più. Immediato è il disappunto di Vera Lamonica, dirigente della Cgil: “i nuovi coefficienti verranno emanati senza alcun confronto con le parti sociali e senza alcun confronto con il Parlamento”. “Si tratta di un provvedimento che va ad incidere sulla vita delle persone e, quindi, sarebbe stato non solo opportuno ma necessario che ci fosse un confronto con le parti sociali e il Parlamento”, aggiunge Lamonica.
I coefficienti di trasformazione –Come è noto, i coefficienti pensionistici che tengono conto di diversi variabili come la variazione della vita media dal prossimo anno eserciteranno un forte effetto incentivante per i lavoratori che decideranno di restare in azienda ancora qualche anno dopo aver maturato i requisiti pensionistici.Essi, inoltre, saranno sicuramente più bassi di quelli del 2010, ed entreranno in vigore dal 2013, anno in cui l’aspettativa di vita aumenta di tre mesi il requisito per la pensione di vecchiaia di lavoratori dipendenti e autonomi e delle lavoratrici del pubblico impiego. I nuovi coefficienti dureranno fino al 2016, mentre dal 2019 (anno di allineamento a 67 anni per la pensione di vecchiaia per tutti) i successivi aggiornamenti avranno cadenza biennale.
Limite d’età –Come accennato in premessa, afronte dell’alleggerimento dell’assegno pensionistico vi è il posticipo della pensione prodotta dai nuovi coefficienti estesi da 65 anni a 70 anni, che ha la funzione di stabilizzatore della spesa pensionistica dei prossimi anni, caratterizzati da un progressivo invecchiamento della popolazione.
PIL nominale – Altro fattore fondamentale da tener d’occhio nel sistema di calcolo contributivo è la variazione media quinquennale del PIL nominale, che in anni di recessione come quello che sta attraversando il nostro Paese, non lascia spazio a buone prospettive sugli assegni futuri.
CGIL –Intanto il primo sindacato italiano manifesta il proprio malcontento in merito, criticando gli effetti di una riforma sempre più insostenibile: “le pensioni liquidate nel 2012 – afferma Vera Lamonica – oltre alla stangata dei coefficienti, subiranno anche l’ulteriore stangata relativa alla mancata rivalutazione del montante contributivo a causa del PIL negativo dovuto alla profondità della crisi”. Inoltre, “i lavori poi non sono certamente tutti uguali e i coefficienti, così come vengano elaborati, non tengono conto delle diverse aspettative di vita collegate ai lavori che vengono svolti”, conclude la dirigente della CGIL.
© Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata