23 luglio 2016

DDL su lotta al Caporalato: nuove misure repressive

Si sono conclusi in Commissione Agricoltura del Senato i lavori relativi al DDL di contrasto al caporalato

Autore: REDAZIONE FISCAL FOCUS
Premessa - Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Ministero della Difesa, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e l'Ispettorato Nazionale del Lavoro hanno siglato un protocollo d’intesa - sulla scia di quello concluso lo scorso 27 maggio - per assicurare una vigilanza "interforze" nel settore agricolo.

Ma la lotta al caporalato non finisce qui: infatti si sono conclusi nei giorni scorsi in Commissione Agricoltura del Senato, i lavori relativi al disegno di legge di iniziativa governativa sul caporalato che prevede fino a sei anni di carcere e con la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, per chi è giudicato colpevole del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Maggiore trasparenza per fermare l’abuso - Entrando nel merito delle disposizioni del Disegno di Legge proposto, esso si propone di dettare “disposizioni e misure per la trasparenza e la legalità, al fine di contrastare il lavoro irregolare e di favorirne la emersione, attraverso la concertazione, nel rispetto delle rispettive competenze, tra le istituzioni preposte e le parti sociali”. Innanzitutto si forniscono disposizioni per le aziende per l’accesso a finanziamenti e altri benefici, che sono subordinati – tra gli altri – al rispetto e all’applicazione:
  • della disciplina in materia di sicurezza sul lavoro;
  • all’applicazione dei contratti collettivi;
  • del disposto dell'articolo 6, comma 1, lettera a), b), c) del Decreto Legge 24 giugno 2014, convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 agosto 2014, n. 116 quali non avere riportato condanne penali per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione sociale e in materia d’imposte sui redditi e IVA, ed essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.

Modifiche all'articolo 603-bis del codice penale – In particolare il DDL in questione prevede un’importante cambiamento all’interno del Codice penale, riguardante l’art. 603-bis, e in particolar modo il fatto che la multa di cui al comma 1 del predetto articolo – secondo il DDL – sarà sostituita da una multa di maggiore ammontare, ma anche dalla “confisca di cui all'articolo 240 dei beni mobili ed immobili, strumentali all'esercizio dell'attività d'impresa, sui quali siano già state applicate le misure cautelari reali […]”. Peraltro, si prevede una modifica anche al Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231, per cui verranno introdotti nuovi articoli che comportano proprio i “delitti in materia di tutela del lavoro” quali ad esempio che “In relazione al delitto di sfruttamento del lavoro di cui all'articolo 603-bis del codice penale si applica all'ente quale misura interdittiva la sospensione della licenza o dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività ovvero dell'esercizio dell'attività medesima per un periodo da tre mesi a sei mesi”.

Tutela dei migranti e disposizioni per l’agricoltura - Ma non è finita qui: infatti il disegno dovrebbe anche comportare un aggravamento delle misure per il contrasto al fenomeno del caporalato, che come riportato anche dalla relazione introduttiva allo stesso, segnala che l’anno 2015 ha comportato esiti disastrosi di tale fenomeno. Proprio per questo tra le norme da introdurre ci sarebbero disposizioni che permettono la “salvaguardia dei lavoratori migranti”, anche alla luce del fenomeno migratorio che investe ormai da anni l’Italia, e norme che agevolino la trasparenza e la legalità delle assunzioni.
Un posto di primo piano ha in tal caso il settore agricolo, nel quale il fenomeno del caporalato è avulso: in particolar modo viene promossa “la piena operatività della Rete del lavoro agricolo di qualità […] attraverso una maggiore sinergia istituzionale ed il coinvolgimento di tutte le articolazioni territoriali della cabina di regia all'uopo istituita presso l'INPS”, ma anche l’istituzione di “un marchio che certifichi l'adozione di princìpi etici nella gestione dei rapporti di lavoro e nei sistemi produttivi, denominato «Capofree», da rilasciare a quelle aziende che intraprendono un percorso di legalità, impegnandosi, con la sottoscrizione di un apposito protocollo con le prefetture, a contrastare le pratiche di sfruttamento della manodopera sull'intera filiera produttiva”.

L’approvazione – Considerato l’enorme pressing da parte dei sindacati, le ultime voci di corridoio parlano di un’ipotetica approvazione dell’Aula entro luglio, come ha dichiarato la senatrice del Partito Democratico Maria Grazia Gatti, relatrice in Commissione; ma ancora una volta non resta che dire: si vedrà!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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